Stanotte ho fatto un sogno. Bellissimo e strutturato. Sembrava un film.
Dunque, nel mio sogno una pandemia colpiva l’umanità. Si trattava di un virus infido e sotterraneo, i cui sintomi si palesavano dopo 7-10 giorni dal contagio e, spesso, non si palesavano per niente, anche se i contagiati potevano trasmettere la malattia ad altri. La mortalità era complessivamente bassa, ma la morte giungeva lentamente e in maniera crudele. I polmoni si riempivano di liquido e gli ammalati morivano, di fatto, annegati. Nella fase iniziale della malattia morivano soprattutto i più anziani, resi più fragili da altre patologie, e molto rischiavano i diabetici, gli asmatici, gli immunodepressi. Era come se il virus avesse voluto eseguire una cernita dei migliori, i perfetti; una sorta di selezione eugenetica operata dal destino, o dalle mutazioni casuali nella struttura di un acido nucleico, o da abitudini alimentari scriteriate (si parlava di pipistrelli infetti entrati, non si sa come, nella catena alimentare degli esseri umani). A un certo punto si sparse la voce che la colpa fosse della Cina, dei suoi laboratori e dei suoi scienziati. Virus “sfuggito” al controllo dei protocolli di sicurezza o astuto piano per mettere in ginocchio l’economia dei Paesi concorrenti nel dominio del mondo? Infatti, non era sfuggito a nessuno come proprio la Cina fosse stata capace di reagire in tempo al contagio, isolandolo e facendo immense scorte di di mascherine chirurgiche e presidi sanitari (sul cui commercio aveva speculato in maniera spudorata). Troppo veloci, troppo, efficienti per essere semplice capacità di organizzare una reazione. O forse no? Forse, invece, in Cina le cose andavano peggio di come le raccontavano i cinesi. Si sa, in quei posti la libertà di stampa più no che sì, e a mettere in giro notizie disfattiste si rischia seriamente la galera.
Mentre l’umanità cerca un responsabile, le cause restano misteriose. Isolamento per tutti, immense quantità di denaro gettate vie per disinfezioni e disinfettanti e mascherine e tute. Un lockdown globale stronca l’economia di libero mercato, causa il rialzo di alcuni prezzi e l’abbassamento drastico di altri. A detta del mondo scientifico intero, la soluzione è solo una: un vaccino miracoloso che degradi il nuovo virus al rango di banale influenza. Una vera banale influenza, non quella alla quale era stato inizialmente paragonato, con effetti tragicomici per la credibilità di alcuni scienziati.
E il vaccino, a tempo di record, arriva. Anzi, i vaccini. Perché più equipe di studio riescono a produrne di diversi, contemporaneamente. Inizia la produzione. Una produzione da “economia di guerra”. Anche se non si tratta di un conflitto “a fuoco”, è necessario trovare soluzioni, anche imperfette, ma efficaci sui grandi numeri e, soprattutto, veloci, velocissime, perché, come dice l’adagio popolare, non si ha tempo di studiare troppo la malattia mentre il malato muore. Metafora che, in questo caso, è invece da prendere alla lettera. Anche perché il virus sta mutando: ci sono mutazioni sudafricane, indiane, britanniche, chi più ne ha più ne metta. L’età media dei soggetti più seriamente colpiti sta abbassandosi, in terapia intensiva non finiscono più solo gli anziani. Presto toccherà a quarantenni, trentenni, la parte più attiva e produttiva della popolazione. Gente che non si potrà lasciare in casa a gestirsi da soli il virus, com’è successo negli States, in Gran Bretagna, in Brasile.
Sorge un problema. Serio. Ben conosciuto, in realtà, perché il principio di selezione del più forte e del più adattabile si applica a tutto, anche ai virus. Quindi, a ogni vaccino efficace corrisponde la soppressione dei ceppi virali più vulnerabili, ma anche la possibilità che ceppi resistenti sopravvivano e si replichino senza controllo. E’ un principio evoluzionistico ben noto: il meno adattabile soccombe, mentre chi sopravvive occupa ogni spazio e diventa sempre più resistente. La spiegazione elegante di “quel che non t’ammazza ingrassa”. L’unica soluzione, anche in questi casi, è il vaccino. Perché, si è scoperto, vero è che il virus mutato continua a circolare, ma i vaccinati non subiscono le conseguenze della malattia e i sintomi sono molto meno gravi che nei non vaccinati. Almeno, statisticamente parlando. La statistica, quella scienza esatta che, applicata ai casi concreti ti fa esclamare: ma vuoi che, con l’1% di possibilità di esiti negativi, tocchi proprio a me? Ma poi tocca a te e, insomma, non riesci a prenderla bene, perché ci credevi proprio a questo fatto di far parte degli altri, il 99% di quelli che la scampano.
Ma, a parte le divagazioni, la cosa funziona: lo scopo di rendere sostanzialmente innocuo il virus è raggiunto. Potrà continuare a circolare ma poco importa: la percentuale di quelli che rischierà esiti fatali ritorna a livelli fisiologici e accettabili. La vita continua.
O meglio, continuerebbe ma… Ma non ci sono abbastanza vaccini per tutti. Si fanno i conti e sono conti impietosi: i tempi di produzione sono lunghi abbastanza da non riuscire a star dietro alla diffusione de contagio. In posti come il Brasile contagi e morti crescono a dismisura. Lo stesso in India. Della Cina, come sempre, non si sa nulla. Della Russia nemmeno. In Africa i governo non hanno risorse sufficienti per acquistare le partite di vaccino, tracciare la popolazione, garantire cure ai contagiati, o anche solo mantenerli in isolamento. Miliardi di persone senza coperture vaccinali. Vuol dire possibile sviluppo di nuove varianti del virus, imprevedibili e inarrestabili, impossibilità di arrestare il contagio, perdurante blocco dell’economia, susseguirsi alternarsi di periodi di lockdown e libertà. L’emergenza dura da un anno, ormai, e la popolazione è stata tenuta calma con la promessa che il vaccino avrebbe risolto ogni problema e consentito di tornare alla vita di prima. L’Occidente industrializzato si è assunto l’onere di tutelare la salute pubblica. La democrazia esige che il voto consacri lo status quo del potere. Rivelare al mondo che il vaccino non è la soluzione per tutti, ma solo per una minoranza (larga ma pur sempre minoranza) potrebbe portare a conseguenze politiche devastanti: la riscossa delle destre populiste, faticosamente scalzate dagli scranni in parlamento ma ancora combattive e attive nelle piazze e nei social network. Prima o poi ci saranno nuove elezioni, e allora il consenso conquistato sugli argomenti della pandemia potrebbe divenire consenso politico. Dio non voglia, ma veramente il mondo riuscirebbe a sopportare di nuovo Trump presidente, con le sue balzane idee di prevenzione fatta a colpi di iniezioni endovenose di candeggina?
Infine, l’uovo di colombo: tanto peggio, tanto meglio. Chi dovrà salvarsi dal contagio saranno solo coloro che credono nei vaccini. Quelli che veramente vorranno vaccinarsi. Gli altri, tranquilli tutti, saranno proprio loro a non volere il vaccino. Nessuno potrà rimproverare nulla ai governi. Non si può imporre la vaccinazione, mica siamo una dittatura. Avremo fatto tutti il possibile, agito secondo principi di applicazione del metodo scientifico e di soddisfacimento delle necessità contingenti. Se riusciremo a scremare il numero di quelli che vogliono ricevere il vaccino, le dosi disponibili saranno sufficienti per raggiungere il 100% della nostra utenza.
“E gli altri?”, chiede un consulente?
“Siamo tenuti a vaccinare chi vuole essere tutelato e a non costringere chi non vuole essere vaccinato”.
“Non ho capito”.
“Insomma, ma lei è sicuro di essere un consulente governativo? Si deve ridurre il numero di utenti. Chi non vorrà vaccinarsi non potrà poi lamentarsi se ha beccato il Covid e rischia di restarci secco.”
Il piano è semplicissimo: prezzolare alcuni per divulgare la notizia che il vaccino non serve a nulla. Ma la comunicazione dovrà essere supportata da fonti e informazioni assolutamente surreali e incredibili tipo: il vaccino è un modo per controllare le popolazioni, ci iniettano microchip, è un esperimento sociale per verificare la possibilità di manipolazione e controllo delle masse, è un complotto delle delle multinazionali del farmaco e via discorrendo. E poi arrivano anche i dati, le statistiche lette “a sentimento”, decontestualizzate, senza alcun rispetto della logica scientifica. Argomenti che le menti razionali rifiuteranno, ma buona parte della massa prenderà per vere e diffonderà con un tamtam che si autoalimenta. L’ideatore del piano, evidentemente, conosceva Dante: piccola favilla gran fiamma alimenta.
Chi rifiuta il vaccino dovrà apparire, secondo il senso comune, come un ignorante e invasato. Gli altri, chiamiamoli “credenti”, dovranno sentirsi un popolo eletto. Non dovranno dialogare, se non per insultarsi. Ogni tanto, una fake new ben architettata dovrà essere diffusa per confondere le acque e confutare gli argomenti di intellettuali e scienziati benpensanti, loro sì veri invasati, con questa mania che hanno di salvare tutti, democraticamente.
Il piano funziona. Sono in tantissimi che rifiutano i vaccini. Tanti, Anche ricoverati in terapia intensiva, coi polmoni pieni di liquido e bramosi di un soffio d’aria, si raccomandano coi medici esterrefatti. “Non vaccinatemi, è un banale raffreddore”. Esterrefatti, i medici, perché con i sintomi conclamati e a quel punto, il vaccino non serve a nulla. E quindi con massima sincerità assicurano: “Non la vaccineremo, tranquillo”.
E quindi (siamo quasi alla fine del sogno), c’è il presidente che sta bevendo un wiskey con il consulente. “Che gliene pare?”, gli chiede. Il consulente ha un bicchiere in mano anche lui, ma non riesce a buttare giù una goccia. E’ un medico, in fin dei conti, e la soluzione di ridurre la platea dei soggetti da vaccinare semplicemente convincendo gli altri che il vaccino non serve, anzi è nocivo, non gli va giù. “E’ il minore dei mali”, dice. Poi sembra ripensarci. “Siamo sicuri che sia il minore dei mali?”
Il presidente beve un sorso. “Mi creda, per adesso sì”.
“Ma non potremmo provare semplicemente a convincere gli scettici?”
“Dopo averli convinti così bene che hanno ragione loro? Non credo saremmo in grado. Almeno, per adesso”
Poi svuota il bicchiere.
“Ma la pandemia, così, non si fermerà mai”, dice il consulente.
“La legislatura termina l’anno prossimo.” Guarda nel fondo del bicchiere. “Chi vivrà vedrà”
“Rimanderemo solo la vittoria degli altri,” dice il consulente. “Le piazze sono piene. E le menzogne che avete diffuso sono diventate argomenti dei vostri avversari politici.”
Il presidente ride.
“Le stronzate rimangono stronzate,” dice. “E la gente ha la memoria corta.”
E il sogno è finito così. A me è parso un buono spunto narrativo. Molto originale, soprattutto. Forse ne faccio un romanzo.