di Mauro Mirci
Credo fosse il giorno del mio venticinquesimo compleanno. Eravamo in casa. Si fa avanti mia sorella, sorridente.
– Ti va bene la macchina che hai?
Avevo una Panda 30. Marrone, anzi, “Land”. Nella targhetta sulla carrozzeria c’era scritto così. Era stata la macchina di mio padre, dieci anni prima.
– Be’, sì, mi va bene la macchina che ho.
Perché dir male della Panda di mio padre? Faceva onestamente il suo mestiere ed era anche sopravvissuta a un incidente in autostrada. Un brutto incidente. Al quale, per fortuna, ero sopravvissuto anche io.
– Ma non vorresti cambiare?
Ci penso su.
– Oddio, i suoi anni ce li ha.
– Se potessi cambiare?
– In che senso?
– Che tipo di macchina vorresti?
Per la verità non avevo grandi aspirazioni in fatto di automobili.
– Non so, una Panda più nuova?
– Dai, non ti interesserebbe una macchina diversa?
– Non saprei… Una macchina nuova non mi dispiacerebbe
– Tipo una macchina tedesca?
– Eh, tedesca, perché no?
– Tipo?…
Cominciavo a capire. Era il giorno del mio compleanno. Dalla porta della stanza ci trovavamo faceva capolino la testa di mamma. Mia sorella le lanciò uno sguardo complice.
– Dai, tipo?…
Mi venne da sorridere. Vuoi vedere che…
– Wolksvagen?
– Un’altra?
Oddio, possibile?
– Mercedes?
– Va be’, Mercedes è troppo. Un’altra.
Ma allora era vero! Wolksvagen no, Mercedes no, che marchi tedeschi c’erano ancora? Porche? Non esageriamo.
– Oh, ecco: Opel!
– Bravo indovinato. Buon compleanno.
Mi porge un pacchettino di dimensioni contenute. Potrebbe contenere una chiave. Lo apro. Il simbolo è quello di un piccolo fulmine. Opel. Guardo meglio. La chiave non c’è.
Guardo mia sorella.
– Per adesso accontentati di questo. Ci puoi appendere le chiavi della Panda.
Credo proprio fosse il ’93.