di Mauro Mirci
Saro Crocetta, da Gela, presidente siciliano, si sottovaluta: “Non sono uno che sfascia tutto” afferma. Gli riconosciamo una straordinaria modestia, ma ci tocca contraddirlo: no presidente aka governatore, lei ha fatto molto; forse non ha sfasciato tutto, ma ha lavorato tanto, bisogna riconoscerlo.
Anche se un bel po’ di dipendenti delle ex-provincie – abolite anzi no – potrebbe con dati di fatto dimostrare il contrario, il presidente della Regione Siciliana, a.k.a. “Presidente”, Crocetta Rosario da Gela sostiene a gran voce: “Non sono uno che sfascia tutto”.
E nel farlo annuncia di meditare il ritiro della propria candidatura (a presidente aka governatore, ca va sans dire). 18 ore di riflessioni, poi ci farà sapere. E lo farà sapere al PD, per il quale dichiara amore tale da meritare un atto di pesante rinuncia. Salvo, possibilmente, ricomparire su uno scranno senatoriale, dignitoso risarcimento politico per uno che ha agitato con grande energia il matterello dell’antipolitica per scavalcare (a destra, a sinistra? Mah!) quella in fase di perfezionamento dei cinquestelle siciliani.
Adesso che il partito, no movimento, no qualcos’altro di Grillo Beppe appare più saldo e irrobustito nelle proiezioni di voto, don Saro si trova disarmato di matterello e povero di alleati, orientati verso la ricerca di un agnello sacrificale alle prossime elezioni regionali. Sarà sicuramente il rettore Micari a reggere il gravoso stendardo del Partito Democratico, candidato presidente, uomo di cultura e relazioni. Noto in certi ambienti, sconosciuto all’elettorato. L’uomo perfetto per essere sconfitto senza onta per il partito che gli chiede l’estremo sacrificio.
E don Saro? Don Saro resterà per sempre nella nostra memoria. Splendido esempio di come un politico possa passare dall’autorevolezza alla barzelletta nel breve volgere di una domenica pomeriggio (da Giletti). E’ possibile stravolgere l’ordinamento e il destino di una regione di oltre cinque milioni di abitanti, in crisi di lavoro e di valori condivisi? Certo, basta assumere un consulente d’immagine e divulgare in tv delle incredibili panzane che però tutti si sforzeranno di credere. Tanto, chi non crede, chi obietta, è mafioso. Per definizione e per logica. Chi si oppone al paladino conclamato (per autoproclamanzione, ma pazienza) dell’antimafia, non può che appartenere alla schieramento opposto, e quindi…
Ah, niente di tutto quel che ho scritto è frutto della mia fantasia. Ho tratto utile ispirazione:
1) da questo articolo comparso oggi sul Giornale di Sicilia online
2) dall’ultimo quinquennio politico regionale, oscuro e surreale.