di Mauro Mirci
La querelle sui vaccini, per dirla tutta, mi sembra una cosa dell’altro mondo. Reco ancora, come tutti (tutti!) i miei coetanei, la cicatrice dell’antivaiolosa. Ce l’ho piccolina, quasi invisibile, sul braccio sinistro. Ogni tanto mia figlia ci gioca. Dice: “Ah, signor Mirci, ma che brutta ferita ha sul braccio”. E io: “Ma no, è una cosa da niente; quasi nemmeno si vede.” Ma mia figlia è testarda (c’è chi dice come il padre, c’è chi dice di più) e organizza tutta una terapia di impacchi fatti con tovaglioli bagnati e massaggi per curarmi e rimuovere la quasi invisibile cicatrice. Mia moglia ne ha una, molto più evidente, sulla coscia. Ma nostra figlia non la considera, e in effetti sarebbe antipatico immobilizzare mamma, farle sfilare i pantaloni e riservarle gli stessi trattamenti che riserva a me.
Poi, quando la piccola ne ha avuto abbastanza di somministrare cure mediche, mi chiede perchè abbiamo entrambi queste cicatrici. E mi tocca spiegare che sono cose di una volta, una sorta di medicazioni che proteggevano i bambini da malattie che, quando malauguratamente si manifestavano, erano anche mortali o invalidanti. Tento di spiegarle anche cosa sono i vaccini e le rivelo che anche lei è stata vaccinata, anche se le sue vaccinazioni, per fortuna, non hanno lasciato segni. Quando mi chiede per quale motivo lei non ha lo stesso segno che papi ha sul braccio e mamma sulla gamba, le dico che il vaiolo non esiste più e, quindi, non c’è più necessità di prendere precauzioni contro questa malattia.
Ora, sarebbe bello chiudere questo aneddoto scrivendo che mia figlia mi riserva uno sguardo che farebbe sciogliere anche genitori più duri del sottoscritto. E che mi dice: “Meno male, papi, che hanno inventato i vaccini, così tutti i bambini possono crescere sani e in buona salute.”
Però mia figlia è chiacchierona e rumorosa, piena di vitalità e, per fortuna, poco propensa a certe uscite colme di retorica e buoni sentimenti. Il mio pistolotto sui vaccini l’ha già messo da parte in qualche angolino nella sua testa e, adesso, la priorità è inventarsi qualche altro gioco da fare (di solito usando il papi come giocattolo e mamma come complice di esperimenti semidevastanti).
Del resto, perché non dovrebbe essere com’è? É una bambina di nemmeno dieci anni e per lei è sempre primavera. Il suo papà le ha detto che i vaccini sono un bene. Si fida e pensa ad altro. Sono il suo papà e la sua mamma, casomai, a doversi preoccupare che ciò che le dicono sia vero. Che ciò che fanno sia un bene per lei.
E questo è vero per tutti, anche per i bambini che hanno genitori che non credono che i vaccini siano un bene. Ce ne sono alcuni tra i miei amici. Lo scopro leggendo i post che condividono su Facebook.
Ecco. Questa storiella è scritta per loro.
L’immagine che apre questo post è tratta da un blog tenuto da un medico. A me sembra un medico serio. Si chiama Salvo Di Grazia e, quando capita, leggo con piacere le cose che scrive. Scrive molto bene, tra l’altro. In maniera piana e lineare, comprensibilissima anche quando tratta argomenti che facili non sono
Ha scritto anche qualcosa sui vaccini e sugli antivaccinisti. A me pare che scriva cose sensate e scientificamente valide.
Certo, gli antivaccinisti, probabilmente, non hanno una grande considerazione di Salvo Di Grazia. O forse non lo conoscono affatto. Ma, in fin dei conti, l’argomento non è religioso, né ideologico. Se si deve decidere se una medicina è utile o meno ai propri bambini la cosa migliore è capire come agisce, quali benefici apporta e che rischi eventuali presenta. Leggere qualcosa in merito non può fare male.
Il link è questo: http://medbunker.blogspot.it/p/lista-dei-post.html