di Mauro Mirci
Trovo, su un noto sito di vendita online, alcuni commenti sul libro dell’ormai noto figlio dell’ancor più noto boss mafioso. I commenti recitano tutti, uniformemente, più o meno la stessa litania: “E’ una vergogna, questo libro non si doveva fare. Voto 1/5”
Tutti commenti successivi alla trasmissione del noto giornalista coi nei.
Per curiosità, sono andato a sfruculiare, sempre sul noto sito, i commenti al noto libro del famigerato dittatore del secolo scorso. Titolo italiano: La mia battaglia. Voto 4/5 di tale Sally.
Leggo: “L’opera è molto interessante a livello storico e storico-politico.”
Ora, sono fermamente convinto che la TV (e non intendo l’apparecchio) sia uno strumento per la suggestione e l’irretimento delle folle. Qualsiasi tematica affrontata viene immediatamente ripresa e rimasticata da tutti sino a renderne completamente inconoscibile logica e senso. A maggior ragione quando logica e senso sono solo quelle del sensazionalismo e del mercato. Quindi, male ha fatto il noto giornalista e conduttore coi nei a dare spazio a un editore e un libro che, per calcolo, è stato proposto al pubblico (ludibrio) al solo fine di vendere copie.
E bene fa chi, rifiutando di vendere o di comprare quel libro, ostacola la diffusione di un prodotto fatto solo per generare polemiche.
Solo che un libro è un documento che può essere giudicato solo se letto. Ed è un documento utile ai posteri. Ogni cosa non scritta rischia di essere un’eredità in meno da consegnare ai nostri nipoti.
Quindi, se vogliamo, parlare di questo libro senza pregiudizi di stampo unicamente perbenista e conforme al pensiero unico (oddio, ho scritto davvero “pensiero unico”?) bene ha fatto l’editore a pubblicarlo. Perché può essere una descrizione di vera vita famigliare, oppure la simulazione di una vita famigliare che tanto normale non poteva mai essere. Oppure, potrebbe essere la documentazione credibile del doppio binario sul quale corre la vita di una bestia feroce ma tenera con i cari. Oppure qualcosa d’altro che, al momento, non mi viene in mente.
Non si sa.
Per farsene un’idea occorrerebbe leggere il libro.
Oppure no, non bisogna leggere il libro, perché non si può dar credito a chi ama e rispetta chi, invece, ha tanto odiato.
Insomma, non se ne esce.
Mauro, un paio di ergastoli in famiglia non sono pregiudizio. Sono un giudizio consolidato: quelli sono irredimibilmente mafiosi. Anzi, maffiosi.
Antonio, credo che gli ergastoli siano anche di più, ma non è questo quello che m’interessa. Il punto è: fino a che punto è giusto che di certe persone e argomenti non si debba più discutere perché indiscutibilmente “cattivi”. E’ necessaria una prospettiva storica oppure è ammissibile che si possa accettare l’esistenza di un documento (più o meno valido) perché, alla fine sarà il tempo a stabilire il valore di quel documento? Insomma, è lecito tener conto dell’esistenza del documento (in maniera critica, senza concessioni e senza desiderio di negazionismo) senza per questo sentirsi in colpa verso coloro che, per colpa del protagonista del libro, hanno sofferto o, addirittura, sono morti?
Ben detto: mi sento in colpa a prescindere e non voglio perdonare chi non vuole essere perdonato.
Insomma, non se esce.