Va bene. Mi pare logico e giusto che si difenda il luogo e l’istituzione dove si è vissuto e ci si è formati umanamente e professionalmente. Mi sembra anche doveroso e, persino, un atto di legittima difesa: occorre difendere il proprio futuro battendosi per la dignità del proprio passato. Ossia, in questo caso, del proprio percorso formativo.
Però, benedetto figliolo, c’è modo e modo.
Primo. Se uno è orgoglioso dell’università frequentata, dovrebbe almeno metterci concretamente la faccia. Faccia che, in questo caso, sarebbe rappresentata da un nome e da un cognome, mentre, come ho anticipato su, qui la firma è: “un ex studente”.
Secondo, e ben più grave, l’ex studente scrive, cito: “invito tutti quelli che pen(s)ano alla Kore come a un laureificio di ricordarsi che altrove è la stessa cosa.”
Ora, a parte il divertente errore ortografico (penano anziché pensano), l’affermazione “altrove è la stessa cosa” non contesta le maldicenze contro le quali l’ex studente scrive. E con questo, almeno nella logica del testo, le conferma.
Ho pensato, per un attimo, che il testo fosse satirico, ma no. Non ha contenuti che stimolano il sorriso, e il tono è decisamente serio.
No no, lo scritto vuole realmente spezzare una lancia in favore della Kore. Ed è giusto. Ma non così, ex studente, non così.
Come dicevo prima, non capisco. No, non capisco.
Poiché viviamo in tempi bui, nei quali ogni cosa è sottoposta al pre-giudizio (e, nel nostro caso la proposizione che il lettore formulerà: questo qui scrive della Kore, quindi è pro oppure contro) sarà bene spiegare che sulla Kore non esprimo giudizi. Ho conosciuto, della Kore, docenti e ricercatori di provata competenza, e letto e sentito di manovre “discutibili” al contorno dell’istituto universitario. Non si può che essere orgogliosi della biblioteca di recente inaugurata, mentre, per converso, non si può che essere costernati per il peccato originale che la bolla indelebilmente come voluta da Mirello Crisafulli.
Scrive Pietrangelo Buttafuoco nel suo “Buttanissima Sicilia”: “Dove c’è qualcosa – a Enna – c’è lui. I ragazzi e le ragazze – raccolti nella culla della dea Kore – non sanno che quella casa dove studiano è il frutto sudato della politica e forse anche degli appalti e delle gare ma ogni faccenda deve essere sbrogliata e sbroglia-faccende come Mirello, lì, non ce n’è”.
Quindi, nulla da dire sulla Kore. Il compito di dare giudizi sull’università dove hanno studiato è degli ex studenti. E lo stesso si può dire del dovere di dimostrare, a fatti e in faccia al mondo, la qualità dei propri studi.