di Mauro Mirci
Il capoposto si raccomanda sempre. Salutare. Chiedere con cortesia i documenti. Esaminarli. Trascrivere dati ed estremi d’identificazione sul registro dell’obiettivo sensibile. Restituire i documenti. Mai alterarsi, anche se il visitatore si lamenta che ogni volta è la stessa storia, che non si possono registrare tutti quelli che entrano ed escono da un condominio di dieci piani solo perché ci abita un giudice. Mai parole o gesti fuori posto con condòmini o visitatori. Potrebbero conoscere qualcuno in questura, o in prefettura, o al comando di reggimento. Il sottotenente perderebbe la sua spensierata serenità, e allora fine dell’allegra atmosfera da scampagnata, dei cornetti caldi alle quattro del mattino, delle rapide fughe nei bagni della RAI di viale Strasburgo, caldi, confortevoli, puliti. Di nuovo a pisciare nei vasi dei tronchetti della felicità, a cagare nelle buste di plastica, a subire le angherie dei portinai inferociti per l’insozzamento dei loro condomini altoborghesi. Di nuovo rimproveri e giorni di consegna.
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Fa venire i brividi.