Leggo e sento parlare di privacy e mi dico che, forse, più che alla privacy, abbiamo diritto a un po’ di discrezione e, soprattutto, chiarezza. Che i miei dati siano su facebook, leggibili da tutti, è una mia scelta. Posso rimuoverli, se non mi va che siano letti, o posso cancellare il profilo. Che quei dati, messi lì, rappresentino un’autorizzazione a trattarmi come il ragazzo di bottega del barbiere (al quale, senza chieder parere e approvazione, si dava sempre del tu, che avesse sei o sessant’anni, e che veniva mandato a prendere i caffé al bar o il giornale) mi sembra invece cosa abbastanza discutibile. Si sono verificati casi (è documentato), nei quali anche i garzoni di barbiere hanno fatto valere i loro diritti, hanno bevuto il caffé e letto il giornale.
Qualche giorno fa un tizio, conosciuto anni fa e del quale mi ricordavo sì e no, mi ha telefonato (a un numero che avrebbe dovuto essere privato) per chiedermi se, in virtu del comune passato di ufficiali di complemento, mi andava di iscrivermi a una certa associazione. Il fatto che mi avesse chiamato a un numero privato non ha costituito ostacolo per una cordiale chiacchierata. Alla fine mi sono pure detto d’accordo perché m’iscrivesse. Ma la cosa importante è che, prima di propormi l’iniziativa, s’è presentato, mi ha ricordato quando e perché ci eravamo conosciuti, sì è scusato per avermi disturbato. Ora, non che mi sia sentito particolarmente disturbato dalla chiamata (non mi ha disturbato per nulla, in effetti), ma ho apprezzato la cortesia di chi ha tenuto conto che ricevere una chiamata al telefono privato può anche dare fastidio.
Bene, più o meno negli stessi giorni, ricevo sul profilo di facebook la comunicazione che la mia richiesta d’iscrizione a un tal gruppo è stata accettata. Mittente: uno sconosciuto, immagino un compaesano. Gruppo dagli intenti propositivi, senza dubbio, ma del quale non so nulla. Né ho mai sentito nominare chi risponde alla domanda che ho digitato sulla bacheca del gruppo (al quale mi sono iscritto giusto perché volevo fare quella domanda). E la domanda era: ma se non ho mai chiesto di essere iscritto, come avete fatto ad accettare la mia richiesta?
Graziosa la risposta. “ciao Mauro, solo un tuo amico può proporre l’iscrizione ad un gruppo e l’amministratore ne valuta l’approvazione! Se nn sei interessato puo rimuovere la tua iscrizione.”
Quindi “un mio amico ha proposto l’iscrizione al gruppo” (chi?) ma se non mi va di starci posso andar via quando voglio.
Ok, giusto, d’altro canto nessuno m’ha minacciato per iscrivermi. E’ stata la curiosità a farmelo fare. Quasi quasi sto per “rimuovere l’iscrizione”.
Ma subito dopo viene fuori un amico comune (non quello che mi “ha proposto”, che per adesso resta ignoto) che mi raccomanda, e scrive, più o meno: ma dai, vedrai che all’ingegnere la faccenda piacerà, è un tipo a posto. Ecco, a parte il fatto che continua a chiamarmi ingegnere e io ingegnere non sono, la persona in questione mi sta simpatica, e vabbé, che continui pure a chiamarmi ingegnere, se vuole, è un tipo a posto pure lui.
Il fatto è che la domanda è rimasta senza risposta. Io non ho chiesto nulla, ma si sostiene che una cosa da me chiesta è stata approvata. E previa valutazione, per giunta. Mi si spiega unicamente che “solo un amico può proporre l’iscrizione” (come tra i massoni?) e che se voglio posso rimuovere l’iscrizione. Ma allora, mi viene fatto di dire, m’avete iscritto così, senza saper nulla di me. Il dubbio è legittimo. Come fate a essere sicuri che io non sia invece un pericolo per il gruppo? Vi proponete di risanare un bel giardino comunale. Commendevole intento, certo, ma se io fossi un piromane? Se, stimolato dal gran bene che si dice del giardino in questione mi pungesse vaghezza d’incendiarlo? Che figura ci farebbe il vostro… no, il nostro gruppo? Immagino già i quotidiani e i blog: “Prima s’iscrive al gruppo che si batte per restauro del giardino e poi riduce tutto a un deserto di cenere. Interrogato, confessa: Nessuno aveva chiesto il mio parere sull’iscrizione, e io sono bastian contrario.”
Ciò non è giusto. Con me è andata bene (per fortuna non sono un piromane), ma con i prossimi? Si continueranno a reclutare i componenti il gruppo con le stesse procedure seguite finora? Non mi sento garantito. I prossimi potrebbero non essere a posto quanto me. Forse tra loro ci sarò davvero un piromane, chi può saperlo? E quindi, in qualità di componente anziano (iscritto mercoledì 22 giugno 2011, e il gruppo è nato martedì 21) pretendo garanzie. Chi sono questi nuovi? Che fanno? Politicamente come stanno messi? Non facciamo che tiriamo dentro tutti, e un domani mi toccherà condividere lo spazio Fb con un anarchico, un tossicodipendente o, peggio, uno al quale non piaccio.
Ecco, mi sembrava giusto essere chiaro.
Aggiornamento
Nemmeno il tempo di terminare le quattro righe di prima, che appare, sulla pagina del gruppo, la richiesta di dimissioni dell’assessore al verde pubblico della mia città. Ho appena i tempo di realizzare – per una faccenda di coerenza con certe mie idee che sarebbe noioso spiegare – di non poter rimanere iscritto a ‘sta cosa dove si chiedono le dimissioni di un assessore, che la richiesta di dimissioni viene ripresa da una testata giornalistica online (aggiungerei locale, se su internet avesse un senso), la quale titola: “Il popolo di Facebook chiede le dimissioni dell’assessore”. Il popolo di Facebook? Avevo fatto in tempo a leggere il post e qualche commento, prima di “rimuovere la mia iscrizione”.
E poi, se questo supposto “popolo” è stato reclutato come sono stato reclutato io, capirai.
Certo, in una piccola città, tutto è in proporzione: piccoli popoli, piccole rivolte, piccole rivalse, piccole ambizioni, piccoli giornalisti.
E piccoli blogger, certo.