Nulladie edizioni. Coraggio, fatevi avanti

“Nulla die sine linea” scriveva Plinio il Vecchio, cioè: “Nessun giorno senza tracciare una linea”. O senza scrivere un rigo. O senza leggerlo, aggiungerei io.
Per questo il gestore di paroledisicilia.it ha raccolto l’invito della famiglia Giordano tutta, raccolta come un sol uomo a far impresa editoriale, e sta sciroppandosi una quantità di dattiloscritti per vedere di cavarne fuori qualcuno buono da pubblicare per le neonate edizioni Nulladie. Malandrinamente, ho gettato l’amo. “Chiaramente” ho detto a Salvatore Giordano, “il grano lo cacciano gli autori.” E lui, altrettanto maladrinamente, mi ci ha mandato (là, proprio là, dove si può ben immaginare).
Quindi niente sghei di Autori a P.S. (per i neofiti, “a Proprie Spese”): ci tocca lavorare e cercare di far buoni libri. E io che volevo trascorrere una vecchiaia serena. Pazienza.
Vabbé, magari chi legge si starà chiedendo come si fa per pubblicare con Nulladie. E le modalità sono le seguenti, almeno per la narrativa (ché di quella capisco un minimo, per il resto rivolgersi a chi di competenza).
1 – Aver pratica effettiva della lingua italiana. Evitare di scrivere cose tipo: “Se io sarei”, “Io non voglio centrarci” e via discorrendo. A un livello un po’ più alto, sapere cos’è un’eufonica.
2 – Aver letto tanto e non aver voglia di smettere.

3 – Aver buone storie da raccontare (magari evitando di copiare pari pari trame di altri romanzi o di film).
4 – Essere capaci di uno stile tale da farci esclamare, con sentimento: “Minchia!” (probabilmente diremo: “Minchia!” anche di fronte ai “Se io sarei” e ai “Non voglio centrarci”, ma con grado inferiore di sentimento).
5 – Avere nel cassetto un’opera narrativa, preferibilmente un romanzo, ma anche se sono racconti va bene lo stesso.
6 – Compilare una nota bio-bibliografica, redigere una sinossi di tre cartelle, meno sì più no, dare una controllatina al testo che si vuole proporre, giusto per verificare che, non sia mai, da qualche parte non sia scappato: “Io non voglio centrarci.”
7 – Possedere quel minimo di perizia informatica che consente di trasformare i propri testi in file doc, o rtf, ma anche txt non sarebbe male, anzi, personalmente lo preferisco. Al limite anche un pdf va bene.
8 – Riflettere due minuti se è proprio il caso di formattare tutto il testo utilizzando tre o quattro font diversi, con note, sottolineature, grassetti, pie’ di pagina e tutti quegli orpelli digitali che, su altri pc e altri software, non si leggono più.
9 – Possedere quel buonsenso che consente di evitare l’invio di testi illeggibili all’occhio del maschio mediterraneo quarantenne o più, miope e fortemente diffidente nei confronti di pagine compatte di scrittura corpo nove o dieci, senza capolettera e margini al minimo sindacale. Sicuramente leggeremo lo stesso (o ci proveremo), ma vi manderemo un canchero.
10 – Riflettere seriamente sulla propria vocazione alla scrittura. Ma chi ve lo fa fare? Non si guadagna nulla, si perde un sacco di tempo, gli editori pubblicano solo i raccomandati (lo dicono tutti, sarà vero), giocano a fottere gli autori, sono taccagni. E non è vero che uno su mille ce la fa. Meno, molti meno.
11 – Allegare testo, note, sinossi a una bella mail e inviare il tutto a: manoscrittinulladie[at]gmail.com (chiaro, al posto di [at] ci va @, ma questo lo sapevate già, no?)
12 – Armarsi di santa pazienza. L’editore, sul suo sito, garantisce: “Tutti gli autori riceveranno una risposta.” Perche non credergli?

Mi pare sia abbastanza. Il resto sul sito di Nulladie. Anche qui.

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