Antica leggenda tedesca*
di Mauro Mirci
Un volo di corvi si ripete sempre uguale intorno alla cima del monte Kyffhäuser. Talvolta il volo compone un anello scuro, quasi un’aureola attorno alla cima della montagna, ma solo talvolta, e i corvi preferiscono comporre stormi compatti, simili alle nubi gravide di temporali.
Si dice che il Grande Imperatore sia dentro quella montagna che domina le piane sassoni.
Dorme, si dice.
Molti non lo credono. — E’ morto — dicono. — I testimoni non hanno mentito. E’ annegato nelle acque traditrici del Saleph.
Ma chi invece è convinto che dorma scuote la testa con un sorriso.
— Dorme — insiste, — recluso nella sua grotta di monte Kyffhäuser. Siede coi gomiti poggiati a una tavola di legno massiccio, le mani a reggere il mento, le dita immerse nella barba vigorosa, ancora colore del fuoco, tanto folta e vitale che le ciocche hanno attraversato le connessure tra le tavole di quercia, hanno allargato le piccole fessure del legno, e ora trapassano il piano del tavolo.
Il Grande Imperatore, se vorrà alzarsi e uscire dalla grotta, dovrà tagliarsi la barba. Oppure sollevare il grande mobile con tutta la forza del suo collo da toro – ah!, la forza del Grande Imperatore, non sembra nemmeno abbia gli anni che ha – e uscire alla luce del giorno con questo orpello assai poco ortodosso appeso al mento.
E poi dice ancora: — Ma non è ancora giunto il momento. Il Grande Imperatore dorme di sonno impenetrabile.
Questa è la leggenda. Il Grande Imperatore dorme. Talvolta socchiude gli occhi e da sotto le ciglia intrecciate, quasi inestricabili per essere rimaste serrate per secoli durante i quali sono cresciute e si sono l’una con l’altra avviluppate, osserva il volto del ragazzo che l’accudisce. Per un istante una mano lascia il comodo tepore del vello in cui era immersa e compie un gesto leggero. — Va’ — sussurra il Grande Imperatore. — Va’ a vedere.
Il ragazzo lascia a malincuore il posto accanto al suo signore. L’ha vegliato per tutto il tempo. E’ lì da quando è scomparso dalla vista del mondo, e con lui i suoi cavalieri e la sua corte, che ne attende il risveglio un po’ più in là, in un’altra delle grandi caverne del monte Kyffhäuser. Il ragazzo – ma il suo aspetto è più quello di un paggio, per cui lo chiameremo paggio -, il paggio, dicevamo, percorre cunicoli e budelli, attraversa antri capaci di risuonare di eco spaventose e infine, ecco, in fondo all’ultimo cunicolo, un brandello di luce. Vi si aggrappa e insieme lo contempla. Quando è stata l’ultima volta che ha visto la luce? Il brandello di luce diventa sempre più grande, ora non è più una stella quasi indistinguibile in fondo a un baratro buio. E’ un cerchio acceso che ferisce la vista. Ed è appunto con gli occhi chiusi che il paggio varca quel cerchio luminoso.
Adesso è fuori. Respira con voluttà l’aria fresca del mattino e pian piano socchiude gli occhi. Li richiude subito: la luce è un’esperienza quasi dolorosa. Attende che la vista si riabitui. Poi guarda il cielo.
I corvi sono ancora lì. Compongono i loro stormi dalle forme fantasiose e percorrono il cielo sopra la cima del monte, senza posa. Il paggio rientra allora nel ventre della montagna. L’imperatore Federico accoglierà la notizia senza disappunto. Ha tempo, ha tutto il tempo del mondo. Prima o poi i corvi smetteranno di volare.
*Il Grande Imperatore è Federico I, il Barbarossa, Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1155.
Partito per la Terza Crociata nel 1189, affogò traversando il fiume Saleph in Cilicia.
La leggenda vuole, però, che non sia morto, ma riposi dentro a una grotta del monte Kyffhäuser in Sassonia, attendendo che i corvi smettano di volare intorno alla montagna. Allora egli verrà fuori da suo nascondiglio per riportare la Germania alla sua antica grandezza.
La leggenda dell’Eroe Dormiente entrò a far parte dell’iconografia nazista. Barbarossa rappresentava la nazione, assopita, ma pronta a risvegliarsi per riaffermare il suo ruolo di dominatrice del mondo. Non a caso l’offensiva militare che, nel 1941, portò all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, prese il nome di “Operazione Barbarossa”.
Sul ruolo dei corvi si potrebbe scrivere molto. Senz’altro rappresentavano chi costringeva la Germania a un ruolo subalterno. La biologia potrebbe fornirci un’interessante chiave di interpretazione. I corvi sono necrofagi. Sono carnivori, cioé, che si nutrono della carne di cadaveri e di carogne. Il volo intorno al monte potrebbe essere finalizzato alla ricerca del corpo del Barbarossa, che però, vivo, sfugge alla loro vista nascondendosi nella grotta e può quindi dormire e riprendere le forze senza correre il rischio che i corvi, animali deboli ma crudeli, possano nuocergli. Deve però attendere che i corvi vadano via per riaffiorare alla luce.
bellissima e toccante leggenda da raccontare ai miei nipoti.