A chi cercasse, su Google, notizie di Veronica Tomassini, apparirebbe una pagina di rivistainout.it, dov’è scritto
Veronica Tomassini è siciliana, ma di origine umbre, e lei molto puntigliosamente tiene a precisarlo. Giornalista, ama le ambientazioni suburbane, gli outsider, gli immigrati, gli sfrattati ad oltranza dal sentire borghese. Ama i perdenti perché neanche lei ha vinto mai qualcosa, nella vita in generale. Nella professione invece… invece niente, anzi no, forse qualcosina l’ha rimediata qui e là; però non uno straccio di riconoscimento vero, un premio, tò, e meno male, aggiunge. Intanto scrive sul Quotidiano La Sicilia, pensate, dal 1996. Non è troppo vecchia, sui trent’anni, giù di lì. Scrive e pubblica, al momento tre romanzi nel suo striminzito curriculum: “L’aquilone” (Emanuele Romeo Editore, 2002); “Outsider” (A&B Editrice, 2006); “La città racconta. Storie di ordinaria sopravvivenza” (Emanuele Romeo Editore, 2008).
Bene, al curriculum è possibile aggiungere un nuovo romanzo, “Sangue di cane”, pubblicato con la neonata Laurana editore.
Ne parla il quotidiano La Sicilia, di Catania, in un articolo di Mario Barresi. Dice: “Anni 90. Slawek, puttaniere che vive nei vagoni morti, è un fiore nel fango. Un bastardo capace di slanci e di generosità; l’ultimo soldato di un esercito che combatte una guerra impari nel metauniverso popolato da anti-eroi. Un basso fondo che profuma di birra e di sangue. E che puzza di acqua di colonia, borghese stigma di una città che finge di non vedere. Siracusa sarebbe soltanto un espediente letterario, una parentesi incidentale. Se non fosse per l’amara descrizione di una città amena e distratta, spaventata da una vita intestina cocciutamente ignorata.”
L’intero articolo è pubblicato anche su Vibrisse di Giulio Mozzi, e a quel sito vi rimando se volete leggerlo.
(Perché Giulio Mozzi. Lo spiega la stessa Tomassini: “Ma un greeting lo merita, nel tripudio della prima volta, anche Giulio Mozzi, scrittore, talent scout e consulente editoriale: «Senza la sua generosità e la sua pazienza, non sarei andata da nessuna parte».“)