Enzo Barnabà mi ha mandato queste due paginette, due, di Giuseppe Lanza. Il racconto s’intitola “Infanzia nella zolfara”.
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A Grottacalda passai buona parte della mia infanzia. Di quegli anni lontani ho il ricordo di qualcosa di sommamente strano e ricco e colorito. L’ampia conca in cui giace la zolfara, al sommo degli Erei, chiudeva per i miei occhi di bambino un mondo assai diverso da quello del mio paese nativo, che pure era vicino.
Le stagioni non avevano in quella conca i segni fastosi o desolati che s’avvicendavano nelle terre circostanti. Non c’era d’inverno il bruno cupo della terra nuda e gli scheletri nerastri degli alberi spogli; di primavera non vi sbocciavano le nuvole odorose dei frutteti in fiore, né di prima estate vi ondeggiavano le messi. In quella conca dominavano in tutte le stagioni due colori, il grigio ed il giallo, ora. divisi, ora fusi. E d’inverno c’era una chiarità irreale, d’estate un incessante barbaglìo di fiamma.
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Ringrazio Tanino Platania per avermi segnalato una topica clamorosa. ma.mi.
Bello! Grazie a te e a Barnabà.