Mentre Mughini gioca alle rimebranze (ah, quei bei sacrifici di una volta!) e scrive: “molte delle reazioni ai tagli annunciati dal governo mi lasciano di stucco”, e il nostro Gran Condottiero esorta al sacrificio, in Sicilia il maggio è caldo, anzi, incandescente.
“Primavera caldissima” titola un comunicato AGI, e poi: “Un bacino complessivo di 22.500 persone da due decenni in servizio negli enti locali e che rischia di saltare sotto i colpi della crisi, in assenza di una deroga al patto di stabilita’. A fine maggio scadranno i primi contratti“. Frase, questa, che lascia una parentesi aperta, e sarebbe il caso di chiuderla specificando che, entro l’anno prossimo, ma pure prima, rischiano di trovarsi tutti e 22.500 a spasso.
Non so, magari Mughini, mentre scriveva, non pensava esattamente a loro, ma l’idea che la protesta di questi 22.500 possa lasciare di stucco il siculo Giampiero, che dire, lascia di stucco me.
A questo esercito di possibili disoccupati, con un lustro o meno di contributi versati, a fronte di un ventennio o quasi d’impiego “in nero” – sì, in nero, come s’usa dire quando si lavora senza contratto, contributi e assicurazione – presso centinaia di pubbliche amministrazioni, quindi, si raccomanda rassegnazione e amor di patria.
Il che la dice lunga della distanza esistente tra la italica classe dirigente e la gente che (si dice) le ha dato, col voto, il mandato di rappresentarla.
Teniamoci aggiornati.
precariNati
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