Il mio mestiere è scrivere, cesellare una fila di parole come un bravo vasaio cerca forme pure per modellare la creta, un mestiere che mi soccorre quando il pensiero è talmente intenso da non poter essere lasciato libero di cadere dalle labbra al vuoto.
A volte mi pare che il tempo abbia percorso una distanza incalcolabile, eppure le immagini sono vive come allora. Proprio così. Sono vive come allora. Una commedia replicata tante e tante volte da non poter essere dimenticata neppure quando i mesi si sono raggranellati in un vano rosario.
In un giorno, da noi eletto ad essere inconsueto, le labbra si mossero per dirsi con perfetta sintonia: “Mi piaci”. Per una magica alchimia le parole si incontrarono sullo stesso identico desiderio.
Mi son sempre piaciute le donne alte, snelle, se-no pieno, fianchi stretti, le donne un po’ barbie.
Perché mi sia lasciato trascinare in una storia con te che sei piccola e un po’ maschiaccio, non sono mai riuscito a spiegarmelo. Mi è chiaro che ti amo tanto, ti amo da morire, ti amo come non mi era mai successo, ti amo con tutta la forza di cui sono capace. Ti amo, piccola Mara.
Quanto ho sinora scritto dovrebbe aver reso chiaro che amo una donna, anche se non è quel che si direbbe il mio ideale, che sono uno scrittore, ovvio non uno di quelli che contano, che mi chiamo Luca ma que-sto non potevate capirlo. Ho scritto un paio di romanzi, forse più che romanzi sarebbe giusto definirli saggi, diciamo che sono dei saggi romanzati. Insom-ma questi due librini non è che abbiano venduto un granché ragion per cui continuo a vivere del mio lavoro di cronista e dell’obolo che un giornale mi versa per fargli da direttore responsabile.
Quanto sinora ho scritto potrebbe indurre a cre-dere che stia per raccontare una bella storia pane amore e fantasia: niente di più sbagliato. Prendo a prestito un pezzo della mia vita per raccontarvi una storia unica e terribile, senza preoccuparmi di quel che si potrà dire e pensare della mia scelta. Sono cinico a mettere in piazza cose così intime e dolorose? Forse. Approfitto di quest’accidenti che mi è piombato addosso per trarne un qualche profitto? Non credo. Comunque ognuno di voi è libero di credere quel che vuole, io posso solo dirvi: “Tenetevi forte, perché sarà come salire sull’ottovolante”.
“Il pesce pietra” è il secondo libro di Maddalena Mongiò. Edito da Perronelab