E’ di questi giorni la notizia che il ministro Renato Brunetta ha avuto l’interessante idea di promovere l’emancipazione delle giovani generazioni (per intenderci: la categoria di italiani compresi tra i 18 e i 45-46 anni d’età) semplicemente erogando loro un grasso sussidio (ben 500 euri sonanti, uno sull’altro, in monete da uno per far miglior figura) per invogliarli a lasciare la casa di mamma e papà e mollare, una volta per tutte, la cameretta con i peluches e la Play Station.
Per non correre il rischio di passare da filantropo (ché il ministro ci tiene a non mostrare buon carattere, forse per tema che qualche distratto lo scambi per Brontolo, dal viso arcigno ma dal cuore nobile), il Renatino nazionale, sindaco veneziano in pectore per la gran gioia dei dipendenti di Ca’ Farsetti, ha ben pensato di compensare una buona intenzione con una cattiva. E quindi affida all’ANSA il seguente messaggio minatorio.
“La verita’ e’ che la coperta e’ piccola e quindi non ci sono risorse per tutti. Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianita’, quelle che partono dai 55 anni di eta’.“
Agire come, staranno chiedendosi i pensionati?
Mentre i nostri canuti genitori e nonni s’arrovellano nei dubbi e nei timori, al modesto estensore di questo breve post non resta che rilevare come l’idea del Ministro Tascabile non sia per nulla originale. Cavallo di Ferro, coraggioso editore romano e diramazione italiana dell’omonima editrice portoghese, ha ritradotto e nuovamente distribuito in Italia il romanzo “Diario della guerra al maiale“, di Adolfo Bioy Casares, scrittore argentino che, per i rapporti di stretta amicizia e collaborazione con Borges qualcuno considera un intellettuale, e per questo, probabilmente, inviso al poeta Bondi (poeta e ministro alla cultura).
Ma che ci racconta Casares in questo romanzo? Rubo dal sito di Cavallo di ferro i primi periodi del testo di presentazione:
“Un certo giorno, all’improvviso, i giovani di Buenos Aires, considerano che tutti coloro che hanno superato i cinquant’anni sono inutili alla società e al paese. Si scatena così una strana e misteriosa guerra: la guerra al maiale, e per una settimana intera i giovani si impegnano a dare la caccia ai «vecchi» e a sterminarli.”
Per la verità, il ministro Brunetta non parla mai di sterminare nessuno, e questo, bisogna riconoscerlo, fa tirare agli ultracinquantenni un sospiro di sollievo.
Tuttavia l’idea brunettiana è chiaramente ispirata da un testo letterario che Renatino – nei rari momenti di pace nel suo laboratorio artigiano dove forgia strumenti di supplizio per pubblici dipendenti – ha certamente letto. O, quanto meno, ha letto la quarta di copertina.
A meno che la fonte non sia diversa e, diciamolo pure, meno nobile: Gary K. Wolf, “Quarto, uccidi il padre e la madre”, Urania n. 787 del 10 giugno 1979. Recita la quarta: “Dal 13 al 19 i numeri cardinali inglesi finiscono per teen (thirteen, fourteen, ecc.) e di qui viene la parola teen-ager, che designa il gruppo migliore, più attivo, più impegnato e responsabile dell’umanità. Dopo i teen-agers vengono coloro che pur non essendo più nei loro teens, sono ancora nei loro twenties, non hanno cioè superato i 29 anni, e vanno quindi considerati, se non più con totale ammirazione, perlomeno con profondo rispetto. A entrambi questi gruppi si applica logicamente, la Carta dei Diritti dell’Uomo, mentre ai due gruppi successivi (per gli individui cioè che sono nei loro thirties e nei loro forties) si applica quella dei Doveri. Ma dopo il 49°, massimo 55° anno di età? Che fare di questi gerryes (dal greco geron, vecchio) improduttivi e rompiballe? Quale carta applicargli se non quella del Forno Crematorio?”
Ma insomma, siamo lì.
Ah, se qualcuno se lo chiedesse, Renato Brunetta è nato il 26 maggio 1950. Così, almeno, dichiara Wikipedia.
Infine, di “Diario della guerra al maiale” parla anche Pierangelo Ferrari, deputato del PD.
Per par condicio.