di Marco Scalabrino
“Ho sempre sentito il fascino del dialetto e le sue suggestioni nell’approccio con un linguaggio carico di suoni inediti e di significati nuovi.” Così Salvatore Di Marco su di sé.
Poeta, storico della letteratura e della cultura siciliana, Salvatore Di Marco, Monreale (PA) 1932, si può definire, appunta Tommaso Romano, “un esponente della cultura militante”.
E lo stesso Tommaso Romano, unitamente alla Fondazione Thule – Cultura di Palermo, ha organizzato il convegno sul tema LA FIGURA, IL PENSIERO E L’OPERA DI SALVATORE DI MARCO, POETA E LETTERATO, svoltosi il 22 Dicembre 2007 nel capoluogo siciliano, nelle circostanze della celebrazione del suo settantacinquesimo compleanno. “Convegno, precisa Aurelia Ambrosini, mirato ad analizzare mezzo secolo dell’impegno culturale e letterario di Salvatore Di Marco, intellettuale e poeta.”
La Fondazione Thule ha quindi editato nel 2008, Le parole che contano, gli atti di quel convegno, che raccolgono le testimonianze di Tommaso Romano, Nino Aquila, Pino Giacopelli, Eugenio Giannone, Gaetano Pulizzi, Antonio Riolo, Ciro Spataro e le relazioni di Vincenzo Arnone, Franco Brevini, Licia Cardillo, Dante Cerilli, Giuseppe Cottone, Domenico Cultrera, Corrado Di Pietro, Enzo Papa, Pino Schifano, Melo Freni, Mimmo Galletto, Carmelo Lauretta, Alfio Patti, Turi Vasile; e in chiusura i testi poetici, a Salvatore Di Marco dedicati, di Paola Fedele, Nino Agnello, Lina Riccobene e un rapido album fotografico.
Prendiamo lo spunto giusto da questi due recentissimi avvenimenti per tratteggiare un profilo di Salvatore Di Marco, con esclusiva attenzione all’ambito della poesia dialettale e della letteratura siciliana del secondo Novecento e fino ai nostri giorni. Rimandiamo pertanto quanti desiderassero più approfonditi ragguagli alla lettura integrale del citato volume Le parole che contano nonché de L’inquieta misura, una rassegna bio-bibliografica di Salvatore Di Marco dal 1947 al 2002 pubblicata dalla medesima Fondazione Thule nel 2003, le cui pagine
Cantu d’amuri, del 1986, L’acchianata di l’aciddara, del 1987, Quaranta, del 1988, Epigrafie siciliane del 1989, Li palori dintra del 1991, La ballata di la morti, del 1995, sono i lavori in dialetto siciliano del Nostro.
Cantu d’amuri, un poemetto con prefazione di Giorgio Santangelo, è la sua prima pubblicazione in dialetto: “È un interessante documento dell’esistenza di un siciliano illustre, di una koinè di nobile letterarietà che ogni poeta rinnova con la originalità della sua visione del mondo.” Dall’incipit:
Quaranta, poesie siciliane 1957-1969, con prefazione di Salvatore Camilleri: “Salvatore Di Marco, dagli inizi neorealistici degli anni Cinquanta, viene a trovarsi, negli anni Sessanta, poeta del simbolo e della metafora poetica. Egli si avvale cioè di tutte le conquiste della poesia moderna, formali e strutturali, sostenute dal gioco sapiente delle analogie e da un linguaggio allusivo, evocativo, essenziale.” Da CONTRURA, del 1958:
Li palori dintra, con prefazione di Turi Vasile: “Questo poemetto di levigato lirismo dimostra che l’uso del dialetto consente tutti gli azzardi, anche quello di affacciarsi sull’abisso della parola. Quando poi la parola che emerge dalla memoria sepolta appartiene a un idioma come quello siciliano si scopre la ricchezza di un lessico al quale hanno contribuito grandi civiltà linguistiche e profonde esperienze storiche e antropologiche.” Dal primo dei sei punti che lo compongono:
La ballata di la morti, con prefazione di Giuseppe Cavarra: “La struttura metrica adotta la strofa breve, formata da quattro ottonari. Il ritmo è governato da vari artifici: segno che l’autore riprende e impiega modi popolareschi come può farlo un poeta colto.” Eccone le tre strofe introduttive:
Rilevata la singolarità che le liriche “più vecchie”, quelle della prima ora, sono state pubblicate per terze, nel 1988, ci chiediamo: quando e quali sono stati gli esordi letterari in dialetto siciliano di Salvatore Di Marco?
Nel 1955, allora ventitreenne, Salvatore Di Marco conobbe Pietro Tamburello (Palermo 1910-2001) ed entrò nel GRUPPO ALESSIO DI GIOVANNI; “GRUPPO”, della cui esperienza Salvatore Di Marco si è fatto in seguito appassionato testimone, che ha raccolto il testimone di Alessio Di Giovanni ed è stato il promotore del RINNOVAMENTO DELLA POESIA DIALETTALE SICILIANA, movimento tra i più importanti del Novecento letterario siciliano.
Ma, cosa è stato il RINNOVAMENTO? Chi e cosa ne furono i protagonisti e il programma?
A Palermo, prima che terminasse il 1943, Federico De Maria venne a trovarsi a capo di un nucleo di giovani poeti dialettali: Ugo Ammannato, Miano Conti, Paolo Messina, Nino Orsini, Pietro Tamburello, Gianni Varvaro, e nell’Ottobre 1944 venne fondata la SOCIETÀ SCRITTORI E ARTISTI DI SICILIA, che ebbe sede nell’Aula Gialla del Politeama e in primavera, all’aperto, nei giardini della Palazzina Cinese alla Favorita.
Sul versante ionico, infatti, avvenne l’incontro con il sodalizio di cui Salvatore Camilleri era l’animatore: Mario Biondi (nella cui sala da toeletta di via Prefettura si tenevano gli incontri diurni, mentre di sera li attendeva il salotto di Pietro Guido Cesareo, in via Vittorio Emanuele 305), Enzo D’Agata, Mario Gori ed altri già appartenenti all’UNIONE AMICI DEL DIALETTO, che nella Catania del ’44 si era ribattezzato (dietro suggerimento di Mario Biondi) TRINACRISMO.
Composto, osserva Salvatore Di Marco,
E insistiamo, giacché Salvatore Di Marco vi è pienamente coinvolto, su quella fantastica stagione, la cui storia riteniamo avvincente e ben degna di essere conosciuta a tutti i Siciliani, pratichino o meno le Lettere.
Il giornale di poesia siciliana, nel numero di Settembre 1988, stampa il pezzo di Salvatore Di Marco UNA OCCASIONE MANCATA.
E nell’articolo titolato LA CIVILTÀ DEI CAFFÈ, pubblicato nel Febbraio 1988 a Palermo sul numero ZERO del rinato PO’ T’Ù CUNTU!, Salvatore Di Marco registra:
Nel 1955, con la prefazione di Giovanni Vaccarella, vide la luce a Palermo l’Antologia POESIA DIALETTALE DI SICILIA. Protagonisti il GRUPPO ALESSIO DI GIOVANNI: Ugo Ammannato, Ignazio Buttitta, Miano Conti, Salvatore Equizzi, Aldo Grienti, Paolo Messina, Carmelo Molino, Nino Orsini e Pietro Tamburello. E nel 1957 Aldo Grienti e Carmelo Molino furono i curatori della Antologia POETI SICILIANI D’OGGI, Reina Editore in Catania. Con introduzione e note critiche di Antonio Corsaro, questa raccoglie, in rigoroso ordine alfabetico, una qualificata selezione dei testi di 17 autori: Ugo Ammannato, Saro Bottino, Ignazio Buttitta, Miano Conti, Antonino Cremona, Salvatore Di Marco, Salvatore Di Pietro, Girolamo Ferlito, Aldo Grienti, Paolo Messina, Carmelo Molino, Stefania Montalbano, Nino Orsini, Ildebrando Patamia, Pietro Tamburello, Francesco Vaccaielli e Gianni Varvaro. Le due sillogi, che ebbero al tempo eco nazionale (una recensione di Paolo Messina apparve in data 21 Maggio 1955 su IL CONTEMPORANEO di Roma) e tuttora sono ben note agli appassionati, sono state antesignane del RINNOVAMENTO DELLA POESIA DIALETTALE SICILIANA.
Il RINNOVAMENTO DELLA POESIA DIALETTALE SICILIANA, la stagione tra il 1945 e la seconda metà circa degli anni Cinquanta (l’ultima manifestazione pubblica del “GRUPPO” – asserisce Salvatore Di Marco – si svolse nell’anno 1958 presso il Circolo di Cultura di Palermo, diretto da Lucio Lombardo Radice che promosse un incontro sulle correnti contemporanee della poesia siciliana) segnata dal movimento di giovani poeti dialettali palermitani e catanesi, fu rinnovamento fondato sui testi e non sugli oziosi proclami, sugli esiti artistici individuali e non su qualche manifesto.
Direttamente legato a quanto or ora detto il tomo del 1995: LA QUESTIONE DELLA “KOINÈ” E LA POESIA DIALETTALE SICILIANA.
Tra i molteplici studi di Salvatore Di Marco, di rilevante importanza quelli condotti su due dei massimi autori dialettali siciliani: Alessio Di Giovanni e Ignazio Buttitta, dei quali si richiamano riassuntive tracce.
Quanto al primo, oltre ad averne curato svariate riedizioni, gli studi sono confluiti nel 2006, a sessant’anni dalla scomparsa, nel volume SOPRA FIORIVA LA GINESTRA. ALESSIO DI GIOVANNI E LA SICILIA DELLA ZOLFARE. <È naturale che l’anno 1896 e il Maju sicilianu siano considerati come i segni dell’esordio letterario di Alessio Di Giovanni. Un duplice esordio, poiché dell’esordio annuncia sia la nascita d’un poeta d’ottima tempra, come pure quella d’un geniale poeta dialettale. Ma c’è di più: quell’opus primum apre la stagione del rinnovamento della poesia dialettale siciliana in Sicilia.> E prosegue:
Nel 1922, assieme con Saru Platania, Vito Mercadante, Francesco Trassari, Alessio Valore, Nino Pappalardo, Vanni Pucci, Alessio Di Giovanni venne inserito da Luigi Natoli nella antologia intitolata Musa siciliana, Editore R. Caddeo, Milano, antologia che Salvatore Di Marco definì
“Per l’alto spessore culturale, per le doti umane, per avere illustrato il nome di questa città e dei suoi Poeti”, l’Amministrazione Comunale di Cianciana (AG), la città natale di Alessio Di Giovanni, l’8 Ottobre 2005 concesse la cittadinanza onoraria a Salvatore Di Marco.
Sempre in tema di poeti, solo a mo’ di esempio, altri cenni su Pietro Tamburello, Antonino Cremona, Aldo Grienti.
Approssimandoci al traguardo di questa essenziale escussione, ulteriori stringate notizie su Salvatore Di Marco.
S’è fatto cenno, più volte, al giornale di poesia siciliana. Di questo periodico, come pure della RIVISTA ITALIANA DI LETTERATURA DIALETTALE, entrambi editi in Palermo, Salvatore Di Marco è stato il fondatore e ne ha sempre tenuto la direzione.
Il citato numero ZERO del PO’ T’Ù CUNTU, nell’articolo non firmato in prima pagina, dà notizia del Convegno (poi tenutosi nei giorni 18 e 19 Marzo 1988 presso la sede della Fondazione Culturale “Chiazzese”) sul tema Vito Mercadante: l’uomo, il poeta. Relatori Rita Verdirame, Antonino Verzera, Salvatore Camilleri, Nicola Mineo, Giuseppe Carlo Marino e Salvatore Di Marco.
E Salvatore Di Marco è stato, insieme a Natale Tedesco, Lucrezia Lorenzini, Nicola Mineo ed altri, tra i relatori al Primo Convegno Regionale di Poesia Dialettale Siciliana svoltosi a Barcellona Pozzo di Gotto nei giorni 29 e 30 Ottobre 1988, organizzato dalla Corda Fratres, che ha visto in aggiunta la presenza di oltre venti poeti provenienti da tutte e nove le province dell’Isola.
Assieme con Giuseppe Giovanni Battaglia, Sebastiano Burgaretta, Salvatore Cagliola, Salvatore Camilleri, Giuseppe Cavarra, Nino De Vita, Salvatore Di Pietro, Paola Fedele, Andrea Genovese, Rino Giacone, Alfio Inserra, Augusto Manna, Giuseppe Mazzola Barreca, Renato Pennisi, Stefano Puglisi, Michele Sarrica, Pietro Tamburello, Carlo Trovato, Salvatore Di Marco è inserito nella antologia della poesia contemporanea in dialetto siciliano a cura di Corrado Di Pietro, LINGUA LIPPUSA, del 1992.
Con Salvo Zarcone e Francesco Leone, è stato il relatore al convegno di studi organizzato nel 2005 in occasione del quarantennale della morte del poeta di Castellammare del Golfo (TP) Castrenze Navarra, manifestazione che ha ottenuto il patrocinio di quella Amministrazione Comunale, che del Navarra ha promosso la pubblicazione della ANTOLOGIA DELLE OPERE IN VERSI SICILIANI E IN PROSA.
Tra le tantissime notevoli realizzazioni, riteniamo opportuno menzionare: LA STORIA INCOMPIUTA DI FRANCESCO LANZA, monografia critica con prefazione di Giuseppe Cottone del 1991, e IL CANTIERE SULLA LINGUA MADRE, del 2007, che raccoglie gli atti degli incontri dedicati alla letteratura in dialetto tenutisi, tra il 27 Gennaio e il 10 Maggio 2006, nel salone delle conferenze della Biblioteca Museo “Luigi Pirandello” di Agrigento.
Beninteso, abbiamo soltanto schematizzato le “cose” più importanti afferenti al monumentale opus di Salvatore Di Marco, il quale tra editoriali, prefazioni, articoli, eccetera, ha scritto – fra gli altri su Alfio Inserra, Carmelo Lauretta e Flora Restivo – migliaia di pezzi e ha attraversato da protagonista, sia nella veste di poeta che in quella di letterato, gli ultimi cinquant’anni della storia letteraria siciliana.
Ma non è finita: Salvatore Di Marco si dichiara tuttora impegnato a continuare per il futuro il proprio lavoro.
Ho letto i commenti e le critiche letterarie di cui sopra, ma con mio grande stupore non ho trovato alcun accenno a Salvatore Equizzi , del quale, postumo, noi figli abbiamo pubblicato una raccolta di poesie dialettali dal titolo “La civata” da lui stesso ideato e intitolato. Egli oltre a un artista dei fiori (sfilate dei carri allegorici addobbati con fiori) fu uno dei più significativi poeti dialettali stimato da tutti i contemporanei da me conosciuti personalmente (Varvaro, Ammannato, Orsini, Denaro, Angileri). La sua morte fu annunciata da Denaro con il titolo: “L’usignolu palermitanu è mortu”, titolo di una delle più belle poesie e indicativo della stima di Denaro. E’ citato pure nella antologia curata da Salvatore Camilleri in appendice al Vocabolario di M. Castagnola. Questa dimenticanza mi dispiace molto.-
Cordialmente ,
Rosario Equizzzi
Ho avuto pure l’onore di conoscere il Prof. De Marco.-
Lodevole la recensione al prof. Salvatore Di Marco poeta e scrittore da parte del critico letterario Marco Scalabrino per l’attenta ,minuziosa e certosina disamina dell’opera letteraria del nostro intellettuale e uomo di cultura palermitano .