Dario D’Angelo non lo sa, ma quello dell’intrallazzo della cosa pubblica è un argomento che mi tocca per un duplice ordine di motivi. ma.mi.
La mia vita è un inferno. Prendete oggi per esempio, chiuso in questo ufficio a non fare un cazzo che potevo, invece, benissimo andare a trovare a Margherita, che non c’era nemmeno suo marito a casa. Ma si sa uno che fa politica ogni tanto deve pure stare chiuso a fare finta di travagghiare perché allora dopo ci sono gli scassaminchia che parlono e uno serio come a me magari si ritrova a doversi giustificare senza avere nessuna colpa. Mah!
E che la gente non lo sa come ci si deve muovere in queste cose, che di uffici uno che ci sa fare non ne ha bisogno, e comunque vah… vediamo queste carte. Chista no, chista mancu, guarda, guarda, c’è anche la firma per quel bastardo di Grosso. Ora ci facemu un bello sghezzo addù pezzu di merda.
“Pronto? Sono l’assessore Carnazza. C’è il ragioniere Grosso?” (Usacciu ca ci sì, bastardo) “Pronto Grosso, come va? Ciò qui la pratica tua… come? Certo, certo… però vedi c’è un problema…no, no, niente di importante e che così non la posso firmare. Come? No, non è possibile; sì, sì, ciavevo pensato anch’io… quando? Nooo, subito non può essere, qua ciò troppo lavoro… domani, sì domani, ni pigghiamu un cafè. Vabbene allora… ti saluto, a domani”
Mi voleva fottere u cunnutu, non lo sapeva che ciò fatto il segretario per vent’anni a Don Nino? Ora u futtu iu!
Ora sono curioso di sapere i retroscena 🙂
Grazie per la citazione.
Ciao, Dario.
Il motivo principale e quello che lavoro qui:
http://www.comune.piazzaarmerina.en.it
Il secondo è di ordine letterario, ma determinato dal fatto che lavoro lì (tutta quella faccenda che la narrativa deve fondarsi sul reale e compagnia cantando)