di Maura Gancitano
Una poetessa giovanissima, ma già capace di slanci lirici ben più che interessanti. I versi di Maura Gancitano sono parole semplici, di malinconia lieve e di speranza ingenua e fresca. Sono finestre luminose verso un mondo in attesa di essere scoperto. Maura ha mandato a paroledisicilia.it una lunga silloge dal titolo “I lacci bianchi”. Ne estraggo alcuni brani. (ma.mi.)
I LACCI BIANCHI
Rifiuto la gabbia, le trovate
meschine, le parole audaci.
Cammino piano schivando
disincantata l’amore
come un maligno contagio.
Fuggo i lacci bianchi e
sottili, il sentirsi uniti
in un carcere dolce.
Avanzo lungo la piazza
della fiera, con i mercanti
e i giocolieri accorti, e mi
siedo in un angolo.
Ridicolo il contrario, penso,
un nodo leggero,
legato al dito.
Rapporto univoco sincero
personale. Un vantaggio.
O la paura di un nodo.
Eppure esausta mi costringo a
credere che sia fortuna.
Mi accascio sull’asfalto e osservo
in sogno un miraggio costante.
Duttili manie di convivenza,
sorrisi, occhi velati,
occhiali scuri,
eroico consenso in un bacio
ricambiato di sfuggita,
orecchie rosse, guance ocra.
IL TEMPO TRASCORSO
La tenda leggera scivola
Verso l’altra tenda,
cade la serranda
verso il buio.
A parola segue parola,
il cerchio ruota
e prende quota.
Scema d’incanto.
Sfilo il laccio del tempo sottile
che cede al tempo trascorso.
I gesti tuoi dolci e crudeli
hanno abbandonato il
ritmo di un tempo.
Sei stanco, parli piano e
ascolti il silenzio
del tuo corpo prostrato sotto
la macchia di un altro corpo.
Quando il sole esploderà
ti alzerai, adempierai
le tue abluzioni, e faunesco
ti sdraierai ancora
a ridosso della mia schiena.
REGALO
Ti presento i fiori del male
celati tra i miei capelli.
Sfilali piano, senza noia,
giacché sono i segreti per te
che ho cercato di nasconderti.
Quando li lambirai con qualche carezza,
serbandoli in un vaso,
lascia che cada qualche petalo,
che ne cancelli la perfezione di cui hai paura.
Presto i miei capelli
si sfoltiranno così
e in attesa tu aspetterai
tornare la mia giovinezza.
Guido la mano sul foglio mentre sento
i tuoi occhi muoversi verso un’immagine.
La finestra umida isola
il resto del mondo
dal nostro paesaggio distante.
Utopia è il viaggio incosciente
in cui mi hai costretta,
sento la strada accorciarsi,
arriva la sosta agognata.
LASSAMI IRI
Nun ti scelsi, casa mia.
Nun scelsi ‘sti palmi, ‘sti lumia,
li sardi arrustuti, lu suli e lu mari.
Nun scelsi ‘stu ‘nfernu, ‘stu macellu,
‘st’attareddra scafazzata pi la strata.
Un casu fu, nun fu fortuna.
Nun ti scelsi, casa mia.
Sì la rina chi s’appizza a la peddri
e nun si nni va, si un vrazzu
chi m’arripara ma chi mi cattugghia,
sì na pappagghiola, sì na ciaramucia,
sì un sonnu, sì la morti.
Ma nun ti pozzu lassari.
Mazara, sangu mè, nun ti pozzu lassari.
Li tò vrazza su li vrazza di ‘n’amanti,
la tò rina è la scaltrizza d’un birbanti,
lu tò sonnu è lu caluri dì ‘na madri.
LASCIAMI ANDARE
Non ti ho scelto, casa mia.
Non ho scelto queste palme, questi limoni,
le sarde arrostite, il sole, il mare.
Non ho scelto quest’inferno, questo macello,
questa gatta che, sventrata, giace sulla strada.
È stato un caso, e non fortuna.
Non ti ho scelto, casa mia.
Sei la sabbia che si attacca alla pelle
e non va via, sei un braccio
che mi ripara ma che mi fa paura,
sei un insetto, sei una lucertola,
sei un sonno, sei la morte.
Ma non posso lasciarti.
Mazara, sei il mio sangue, non posso lasciarti.
Le tue braccia sono quelle di un amante,
la tua sabbia è la furbizia di un birbante,
il tuo sonno è il calore di una madre.
IMMAGINI
Una donna butta
il gelato squagliato
nella bocca di un cestino.
La figlia la guarda e si sente sicura.
Un uomo, ombrello in mano,
torna a casa per il pranzo.
La moglie lo aspetta
seduta al divano.
Un bimbo ha strappato
un sorriso ad una bambina.
L’amico, invidioso,
lo fissa.
Una ragazza ha scoperto
di essere donna.
Il padre le dona
una rosa.
il verso a volte spezzato, a volte languente, si lega in un intimo intreccio, scivola dentro la vita con dolcezza, con estrema accortezza…
I Lacci bianchi è molto intensa:
‘Fuggo i lacci bianchi e
sottili, il sentirsi uniti
in un carcere dolce.’
..così anche:
Ti presento i fiori del male
celati tra i miei capelli.
Sfilali piano, senza noia,
giacché sono i segreti per te
che ho cercato di nasconderti.
E: Lassami iri…
un viaggio nell’intimità di una donna e in ciò che la lega alla sua terra.
Complimenti per la bella scoperta, Mauro…
Eh, Maura s’è scoperta da sè. Ha pure un racconto in “Noi siamo qui” edita da Minimum fax. Giovane, brava e promettente.