di Angelo O. Meloni
Squilla il telefono.
“…pronto…”
“Buongiorno.”
“‘rno.”
“Sono Marta, del centro servizi Tellechom.”
“Io sono Marco.”
Le due voci corrono su due binari paralleli, ognuna posta sul proprio vettore diretta verso opposte direzioni.
“Vorremmo sapere se Lei è al corrente della nuova offerta adsl Tellechom.”
“Sì… che ore sono?”
Marta risponde: “Sono le dieci.”
E Marco: “Grazie. Buongiorno.”
“Ma non vuole sentire la nuova offerta a tre centesimi al minuto, senza spese di attivazione e canone?”
“Tre centesimi al minuto uguale uno virgola ottanta euro all’ora. Il doppio di quello che pago ora.”
“Sì ma…”
“Sì-ma un cazzo. È tardi. Grazie per avermi svegliato.”
“Prego…”
Marta completa il turno. Ha qualche ora di permesso per andare all’università, sbrigare faccende. Davanti l’ufficio c’è Gimmi. Piove, ma non così forte, sulla città di Milano.
Marco è sulla moto, un serpente di metallo lo circonda. Il sole di Siracusa sfavilla sulle cromature, non una nuvola. Supera le macchine ferme facendo zig-zag. Fa i settanta in città all’ora di punta che tutti vanno a dieci.
Gimmi e Marta vanno verso la metropolitana sotto le quattro gocce che il cielo riversa lento. Gimmi ha portato il suo ombrello col manico uncinato, Marta fa subito notare che lei non ne ha bisogno, ha l’impermeabile, non ha bisogno di aiuto. Ma Gimmi ha portato l’ombrello lo stesso.
Marco sorpassa sulla destra -a tutto gas- la fila di macchine immobili. E mentre sorpassa a destra ripete la poesia di Giorgio Caproni che vuole dedicare alla sua Jole: Dopo la pioggia la terra è un frutto appena sbucciato. Il fiato del fieno bagnato è più acre -ma ride il sole bianco sui prati di marzo a una fanciulla che apre la finestra. C’è una traversa: una vetturetta approfitta dello spazio che un automobilista ha lasciato a disposizione e vi si infila. L’incidente è lì, preciso.
Gimmi cammina dietro Marta passo a passo e con l’ombrello si aggrappa al suo polso, al suo gomito, alla sua spalla. La sua unica, bizzosa Marta-Truelove finge di essere infastidita e si lamenta, allontana da sé l’ombrello con certi gesti crepitanti di una tensione definitiva. Ma Gimmi non sembra dargli peso, a lui piace camminare con Marta-Truelove, e scherzare.
Marco si è scontrato con una vecchia fiat con un vecchio signore a bordo, ma non si è fatto niente. Il signore è uscito dalla macchina, Marco si è già rialzato, sente addosso gli occhi di decine di persone. Ha fatto una cazzata e, volendo, anche la figura del fesso.
“Coglione!” -dice al vecchio signore- “Ma che cazzo fai?!”
“Come, che faccio? Ma sei tu…”
“Io? Io che?!”
“Sì, tu, tu, maleducato, chi ti ha dato la patente?”
Marco colpisce lo sconosciuto con un diretto allo stomaco e lo atterra con una testata. Sale sulla moto e sfreccia nel traffico bestemmiando qualcosa che scompare in mezzo ai gas di scarico o forse è solo la sua poesia.
Gimmi si è agganciato alla borsa di Marta. C’è un gancetto che pare fatto apposta per assemblarsi, unirsi. Marta è spazientita, si arrabbia con Gimmi, lo sgrida e ogni tanto la bocca cede, rivela la struttura soffice nonostante che Marta da sempre cerchi di putrellarla con le sue inesorabili verità. “Io non ho fretta. Non sto facendo una gara. Non devo dimostrare niente a nessuno. Sono fatta così. Io non ti amo (più)”. Marta strappa di mano l’ombrello a Gimmi e lo conserva nella borsa. Stop. Basta true love. I due salgono sulla metropolitana, scambieranno solo parole funzionali e, nemmeno passata un’ora, litigheranno dicendosi le cose più brutte, che nessuno nell’universo ha e avrà mai il potere di sanare.
Marco, nonostante tutto, è riuscito ad arrivare a casa di Jole con un ragionevole ritardo. Entra nell’abitazione dei genitori di Jole e siede su di un divano e Jole gli si butta addosso, ma prima fanno un tiro di coca. Declama la poesia: …ride il sole bianco sui prati di marzo a una fanciulla che apre la finestra. I due strafatti andranno al mare e poi al ristorante sul mare, c’è un gran sole, non una nuvola, qualche barchetta sull’orizzonte e se sono fortunati vedranno anche i delfini e babbo natale, la cicogna, l’uomo ragno, george clooney, sofia loren, una lamborghini countach, goldrake e sant’Antonio.
Pubblicato per gentile concessione di Angelo Orlando Meloni