Marietto

di Missy

Ho amici piccoli e amici grandi.
Di Vanni ho già parlato. Il mio amico Vanni e la sua estate sessualmente bollente con una svedese molto alta e disinibita, giocosa e a tratti lesbica, piombata improvvisamente a deliziarlo nella sua piccola cucina in formica bianca, zona Isolotto, Firenze.
E c’è Marietto, torturato e vivisezionato da tempo da ragazza minuta, quasi infinitesimale, con volto sexy bruno e indisponente, un nome microscopico che si pronuncia rapido come un colibrì, ciglia lunghe e setose, il tutto stipato dentro un caratterino da infermiera delle SS, in altre parole, l’incarnazione esatta di come si possa esser velenosi nelle sembianze di una sparuta goccia di profumo femminile.

Da tempo tutti assistiamo al musetto bellino di questa ragazza minuscola che si sta estendendo sopra la città come ruggito di leone che lentamente tira via le poche membra attaccate al piccolo corpo del mio amico Marietto.
Una volta (ancora non ci conoscevamo bene) gli dissi che doveva fare ginnastica e lui rispose con la lista delle proprie attività agonistiche: sci nautico, canottaggio, sub, pallanuoto e wind-surf. Impallidii e stetti zitta per anni sullo sport. Seppi che sarebbe rimasto piccolo.
Sono priva di nominarla. Ogni volta che mi scappa il nome della piccola ragazza dal nome piccolo, Marietto si impunta sulle gambe secche e fuoriesce di petto come un armadietto che apre le ante o come quel -come si chiama?- anfibio tipo camaleontino simpatico con le ali che impressiona la formichina di passaggio.
Se non fosse che la ama da morire non sarebbe facile comprendere questa aggressività. Praticamente, è uno scannamento tra piccoli. Alla fine, bisognerà fermarli o si rischierebbe di trovare polverine di ossa sparpagliate tra i vicoli della nostra isola che quando arriva il vento forte è pericoloso e butta giù tutto e non si trova niente.
Meno male in Sicilia c’è anche lo scirocco, e allora tutto si ferma, si blocca, stagna e ogni cosa decanta nell’appiccitaticcio effetto colla, sicché si passano ore sigillati dentro l’umido nell’ozio più mortale e non succede mai nulla di veramente preoccupante.
Ma lo scirocco, come tutti sanno, è molto infame a livello cerebrale. Sia per i piccoli che per i grandi. Il corpo, infatti, è inanime ma la testa cammina che è una meraviglia: la mente si contorce nervosa, il cervello non smette di pensare e dal pensiero si arriva alla macchinazione, mentre immagini pirotecniche esplodono su mille scenari di film, i romanzi si moltiplicano in testa e la fantasia passa dalla guerra contro il collega di lavoro all’erotico spinto tipo barocco e ti ritrovi dentro orge di ogni genere mentre sei fermo bloccato, bagnato in un’acqua, sudato e incapace di intendere e volere, passando una nottata di merda che non ti ecciteresti neanche ad avere un vero Galata al tuo fianco. E io sono sicura che proprio in una di queste notti di violenza senza fare niente, mentre i lampioni fuori sono intrisi di gocce schifose che salgono dalla trasudazione della strada, la ragazza col nome piccolo e dall’epidermide sgranata dal caldo stia lì spiaccicata immobile sul letto con gli occhi a palla meditando il modo migliore per distruggere il mio piccolo amico Marietto.
Che equivale a non salutarlo la mattina per strada.

Per un siciliano non rispondere ad un saluto è mancanza di rispetto grave; non ricevere un saluto da una siciliana è offesa gravissima.
E allora lui incassa, si incurva dentro le spalle, le ali di anfibio minaccioso sparite, il passo a soldatino di piombo, gli occhi conficcati in basso, un cattivissimo progetto di vendetta stampato in progressione logica su ogni singola lastra del marciapiede calpestato a furia.
Poi apre il negozio sul corso principale, accende il computer, sprofonda tra pile di libri da riassettare e comincia con le ordinazioni mentre consiglia un autore nuovo a quella rompiballe della Signora del Notaio che entra immediatamente appena lui apre la libreria proprio nel momento esatto in cui lui si ritrova ancora troppo caldo e sistematicamente incazzato perché la ragazza col nome piccolo non l’ha salutato un secondo prima. La Signora del Notaio ogni mattina torna imperterrita a riprovarci cambiando foulard o scarpetta strategica, pensando sia tutta colpa della commessa accanto che non l’ha consigliata bene.
E’ un rituale standard che ha qualcosa di perfetto.
Io dico sempre che secondo me la Signora del Notaio è innamorata di un intellettuale libraio carino come lui e che deve smetterla di esser così ostico e conchiuso nel suo monotematismo. Che guardasse le altre donne. Sorridere alla vita! Affacciarsi al futuro! Che vada insomma avanti! Tutte queste cose dico da un anno al mio amichetto, ogni sera quando andiamo da Lele a condividere un Anniversario.
Ma la Signora del Notaio è mastodontica e lui ama le ragazze piccoline come quello scarafaggio che non l’ha salutato mezz’ora prima per la strada. Le ama nervosette e col visino sexy, le ciglia lunghe e gli occhi indisponenti. Ma, soprattutto, devono essere microscopiche.
Poi succede che entro io e per caso mi scappa il nome della ragazza dal nome piccolo e mi tocca la tragedia greca. Che posso farci? Siamo anche mezze colleghe, io e la piccola ragazza dal nome piccolo e abbiamo pure rischiato di dividere uno studio, se non fosse stato che io odio la piccola ragazza dal nome piccolo perché è un cesso conficcato dentro il cervello del mio amico e lei gli tira l’acqua dentro a martellamento continuo con la catena rotta e lui è proprio slavato senza fondo a ripetizione che ripassa a mente quel nome piccolo ed insignificante come flusso interiore continuo, scervellandosi di strategie da attuare la prossima volta, mentre sarebbe capace di riempire i propri scaffali di libri dedicati ai possibili motivi perché lei, una volta gli dica cose carine, e la mattina dopo non lo saluti.

Ma un giorno – un Bellissimo Giorno – lui “cambiò”.

Si deve dire alla siciliana: col passato remoto anche se è accaduto due minuti fa. Il passato remoto è cosa fatta, definitiva, che può avvenire anche prima di accadere. In Sicilia non esiste il tempo futuro.
Quindi, lui cambiò. E’ successo l’altra sera da Lele.
Eravamo stravaccati in questo inverno che implode e non esplode. Strana temperatura che fa buio presto. Ci sentiamo ai tempi dell’estate con l’orologio dell’inverno.
Lo chiamiamo l’Ufficio: sarebbe un angolo della piazzetta lontano dalla confusione ma abbastanza vicino al barettino di Lele per rifare un altro giro di rhum, e ce ne stiamo defilati a sparare minchiate una dietro l’altra estendendo questa condizione di single 40enni, io la più splendida disponibile sulla piazza, Michele alto e possente che mi dice sempre qualcosa di sexy tipo dormi sola stasera e io rispondo di si e poi non facciamo niente neanche questa sera, e Marietto che si siede sul gradino e si rolla la sua sigaretta, con una fissazione di pensieri che farebbe impallidire Kant.
Improvvisamente, Lei.
Laggiù stagliata in lontananza con altre amiche sedute intorno ad un tavolino, e un Margarita in mano. Bella, bionda, liscia, alta e ben proporzionata. Praticamente la salute in persona contro quel concentrato ristretto di cattiveria dal visino sexy della ragazza col nome piccolo.
L’irrigidamento di un animale ormonato è qualcosa che mi ha colpita sin da piccola quando guardavo i documentari TV il pomeriggio, una volta finiti i compiti. Come mi piacevano quelle posture improvvise di gorilla, leoni, tigrotti, e anche di uccelli e anfibi e insetti piccoli così davanti alla femminuccia ignara. Ho sempre amato il mondo maschile per la misteriosa bellezza della rigidità che gli prende all’improvviso. La destinataria di cotanta bellezza era sempre la femminuccia puntata, apparentemente inerme e distratta. E’ un gioco meraviglioso del quale mi sono sentita sempre parte in causa sin da piccola.
Ora Marietto stava espandendo il proprio fiato caldo dalle narici possenti bestiali sul circondario della piazza e in pratica aveva annientato qualsiasi altro possibile ipotetico lontano pretendente.
Quelli piccoli sono a volte proprio cazzuti. Quelli grandi e muscolosi a volte troppo distratti, e in effetti se ripenso a Michele col suo megafisico che ogni sera dice le stesse cose e poi si ritira da solo in casa, non posso fare altro che iniziare a cambiare la mia percezione del mondo ed indirizzarmi sull’osservazione dell’uomo piccolo che da tempo mi riserva enormi sorprese. Va’ a vedere che la bellissima svedese infrattata nella cucina del mio piccolo amico Vanni a Firenze ci aveva visto giusto?
Marietto entra da Lele e chiede di inviarle in anonimo un altro Margarita. La serata continua così: la bella bionda accetta, è elegante e compita, sorride con riserbo e parla con le amiche. Le ragazze fanno il lavoro sporco e iniziano ad osservare ogni possibile mittente del Margarita, compilandole un report dettagliato di chi c’è in giro, misure taglie e vestiti, mentre lei sorseggia e rimane come bloccata, nella sua dimensione totalmente chic.
Ovviamente, lì nell’Ufficio, tutti osserviamo la scena non visti. Io temo segretamente che non appena la bellissima bionda avrà individuato Marietto come autore dei gentili doni reagirà negativamente.
E invece succede l’impossibile.
Lei si alza come una regina. E’ bella alta e bionda come il sole. Punta dritta verso l’Ufficio. Il passo regale e morbido fluttua elegante come stormo di uccelli migratori lassù nel cielo lontano, che viaggiano contro ogni progetto autostradale degli umani. Noi ci stringiamo contro la parete, il terrore avanza sui nostri volti, io mi acquatto all’angolo meno esposto, Michele si gira dall’altra parte, mentre la bionda regina procede sempre più verso la nostra postazione clandestina, diretta, pare, proprio su Marietto imperterrito che non si smuove dalla sua sigaretta.
La fata non ci guarda neanche. Si presenta e gli stringe la mano con un sorriso da cinematografo.

Sono due mesi che la ragazza dal nome piccolo si sveglia la mattina e cerca per tutta la città il mio piccolo amico Marietto nella speranza di non salutarlo.
E tutti noi, adesso, sull’isola abbiamo una bellissima regina bionda a dispensare consigli sulle ultime novità editoriali. Il Notaio, che nessuno aveva mia visto prima, esce tutti i giorni dal suo studio per riempire di romanzi d’amore la vecchia biblioteca legale, mentre la Signora è praticamente svanita nel nulla.

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