Il dialogo delle stampelle

di Piero Ristagno

Trascrivo il dialogo del quale fui testimone una notte dentro un recinto di dolori e risate.

Per superficialità chiameremo i due Gigio e Gigia, due punti a capo.

Gigio – Lo porto io.
Gigia – Ti aiuto.
Gigio – Va bene.
Gigia – Ecco.
Gigio – Ecco.
Gigia – Si.
……………………
Gigi – Sì, maledetto, ti porto ma fai presto.

Gigia – E’ ora che capisci che la nostra società ti mantiene.
Gigi – Non dirgli così, se no se la prende e fa senza di noi.
Gigia – Non esiste senza di noi.
Gigio – Esiste.

Gigia – Andiamocene via Gigi, ci sono ospedali che darebbero milioni per averci.
Gigio – Impossibile, mi sono innamorato di lui.
Gigia – I sentimenti nel nostro lavoro sono secondari.
Gigio – Tu fai come vuoi io resto con lui.
Gigia – E senza di me dove lo porti?
Gigio – Gli starò accanto finché non muore di fame.
Gigia – A me da sola non mi vogliono.
Gigio – Trovati un altro.
Gigia – Nel nostro universo si va sempre in coppia.
Gigio – Cambiamo le regole.
Gigia – Non me la sento, da sola.
Gigio – Portiamolo ancora un po’, poi si vedrà.
Gigia – Non so, sono confusa. Mi sembra che ci sfrutti.
Gigio – Ci pagano per questo.
Gigia – Se rinasco divento sedia a rotelle.
Gigio – Il rapporto è lo stesso. Il malato si arrabbia con chi lo aiuta veramente. Lo identifica con la sua malattia, lo ingloba in se stesso. E non si chiude mai se noi vogliamo o no aiutarlo. Lui se ne frega di noi, ci usa e ci odia.
Gigia – La disoccupazione è conseguenza della guarigione, come dice il nostro rappresentante.
Gigio – La guarigione è il nostro turno di ferie.
Gigia – Stampelle, sì. Ma poi a noi che ce ne frega?
Gigio – Di che?
Gigia – Della salute pubblica.
Gigio – Mi sento solo. Colpevole.
Gigia – Non so chi sono, dove vado.
Gigio – Lasciamoci per un po’ di tempo, ho bisogno di riflettere.
Gigia – Se ci lasciamo adesso quello va per terra. Poi ne chiamano altri due e noi non ci prendono più.
Gigio – Dobbiamo correre questo rischio.
Gigia – Lo capisco. Ti amo.
Gigio – E’ dura, ma io voglio la tua felicità.
Gigia – E’ tempo. Tra un po’ lui vorrà alzarsi. Adesso o mai più.
Gigio – E chi rimarrà di noi due?
Gigia – Fuggiamo insieme. Passata la porta ci separeremo.
Gigio – E lui? Se non ci vede più.
Gigia – Lui? Guarirà.
Gigio – Presto!
Gigia – Ti amo.
Gigio – Lasciami qualcosa di te.
Gigia – Se ti do la mia etichetta poi non mi riconoscerai più.
Gigio – Sarò io a cercarti, dovessi girare il mondo intero.
Gigia – E’ tardi, muoviamoci.
Gigio – Sì, ma come?
Gigia – Già, non ci avevo pensato.
Gigio – Se rinasco divento sedia a rotelle a motore.
Gigia – Facciamoci portare da lui.
Gigio – Ma sei scema?
Gigia – Forse capirà.
Gigio – Il malato non ha coscienza.
Gigia – Proviamo.
Gigio – E se non capisce? Se non ci vuole lasciare andare?
Gigia – Se non ci porterà dove vogliamo noi e non ci lascerà, non guarirà. E’ su questo che dobbiamo fare pressione.
Gigio – Ma noi, c’è qualcosa che mi sfugge.
Gigia – Mi sento strana. S’è svegliato, andiamo.
Gigio – Mi ha già preso per mano, è calda, io non lo lascio, lo amo.
Gigia – Sarà lui a lasciarti. Ti odia. Perciò guarirà.
Gigio – Lo amo. Perciò guarirà.

Piero Ristagno è regista, insieme a Monica Felloni, del Teatro Scalo Dittaino, che ha sede a Sant’agata li Battiati (CT). Lavora da anni con compagnie di disabili, in esperimenti e drammatizzazioni molto note e apprezzate sia nell’ambito di quello che è stato definito teatro della diversità, sia come eventi teatrali tout court. Come poeta ha pubblicato varie raccolte di versi:
– 1985 – “Dopo la verità” Forlì,
– 1987 – “Una luce bianca” Bologna,
– 1991 – “Viaggiatori”, Catania
– 1996 – “Le scale e i muri”, Catania
– 1998 – “Il dito e la nota”, Catania
– 2002 – “Visita guidata n. 5”, Catania.

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