di Monica Gentile
I need a holiday.
Valeria apre cassetta della posta.
Bolletta luce; pubblicità centro commerciale nuovo di zecca; volantino pizzeria Bella Napuli servizio a domicilio; richiesta rinnovo abbonamento a un mensile che ha smesso di leggere da anni. E poi cartolina con tramonto sul Pacifico. Bungalow di giunchi su spiaggia incontaminata. Alberi di noci di cocco. Me la sto spassando. Luogo incantevole. Baci. Roberto.
Primi giorni d’estate. I sintomi della sindrome ho-bisogno-di-una-vacanza-in-qualsiasi-luogo-della-terra-che-non-sia-casa arrivano a cavallo dei primi raggi UVB e/o UVA. Non c’è crema solare-non-unge-pelle-effetto-seta, nè latte idratante con applicatore anti-sabbia in grado di proteggerti.
Basta che una mattina tu discuta con un cliente più rognoso del solito o che, in macchina sotto il sole dell’una, ricordi di non aver fatto riparare l’aria condizionata l’anno precedente. E la voglia ritorna.
I need a holiday. Desperately.
Ovunque tu sia, non si parla d’altro.
Vacanze. Partire.
Ma Valeria quest’anno non si farà fregare da amica in preda a depressione post-separazione che la invita in posto fichissimo. Quest’anno sfuggirà ad attacco di zanzare tigri in villaggio turistico fatiscente. Niente ultracinquantenni che la invitano a ballare il liscio. Niente fila per la doccia o per il buffet. Niente camere senza aria condizionata.
Le basta una settimana. Non è necessaria località in altro emisfero, né viaggio super organizzato in cui ci si muove in branco. No. Questa volta vacanza-massima-libertà e comfort. Volo, hotel e il resto affidato al caso, spiega Valeria all’agente di viaggio che l’accoglie con sorriso stampato e frase cosapossofareperleisonoasuacompletadisposizioneprego. L’uomo circondato da gadget in plastica colorata e cartoline spedite da mille e una destinazione, ritaglia consiglio su misura. Come un prestigiatore, estrae dall’espositore catalogo ad hoc. Basta una telefonata e una nuotatina su internet e Valeria esce dall’agenzia con una bella pochette blu, alleggerita nella mente e nelle tasche. Ma non di molto. Grazie a offerta 7=6, il prestigiatore le ha trovato un albergo con notte gratuita per almeno altre sei usufruite.
Non male viaggiare da sola, riflette Valeria disfando il trolley nella sua camera d’albergo-multi-accessoriata-quattro-stelle-superior-facciata-georgiana-datata-1730-recentemente-ristrutturata. Forse ha esagerato a portare tutta quella biancheria intima e quei vestiti, ma melius abundare. Svolazza a piedi nudi sulla moquette soffice e ammira nella sala da bagno il set di micro-boccette bagnoschiuma, shampoo, crema corpo Ashley Benson.
La mattina successiva è nuvolosa, ma a lei non importa. Lì il tempo è talmente mutevole che può piovere e ritornare sereno un paio di volte in un giorno. Mattiniera e sazia dopo caffè, uova e bacon, esce da hotel con guida turistica illustrata e borsetta a tracolla. Destinazione Covent Garden.
Valeria infila il biglietto nella macchinetta e supera la sbarra. Ore 08.40, dice il display, prossimo treno: due minuti. Piattaforma rigurgitante di facce europee, asiatiche, africane; aria compatta. Valeria si ritrova sardina contro la faccia di Tony Blair e degli altri capi di stato riuniti a Gleneagle. Il Daily Journal appartiene a faccia slavata, giacca e cravatta, che inavvertitamente la sfiorano.
“Sorry” esclama l’uomo costernato.
Valeria sorride e fa cenno per indicare no problem.
Riesce a guadagnare spazio vitale vicino distributore snack al cioccolato e Prinkles. Accanto a lei duetto di voci stridule sghignazzano. Una ragazza ombretto viola, piercing labbra-naso e testa rasata vestita di cuffie, ascolta musica hard-rock e agita il capo su e giù, masticando gomma. Completamente per i cazzi suoi.
Arriva il treno che spalanca porte e vomita gente frettolosa che attraversa la piattaforma come Ebrei il Mar Rosso. M ind the gap, please, mind the gap. Poi le persone cominciano a salire disordinatamente spingendo per accaparrarsi gli ultimi posti liberi.
Arriva correndo ragazzino con bermuda di due taglie più grandi; ha caviglie secche infilate in scarpe da ginnastica enormi. Stronzo, incivile patentato, ma ti sembra il modo di salire in metro? Impreca Valeria, quello sgomitando le ha fatto cadere la borsetta proprio al passaggio di una zeppa di 10 cm, proprietà di mongolfiera accessoriata con treccine e gonna a balze.
Signora Zavorra, può spostare la sua gamba pachidermica dalla mia corsettina? Grazie.
Suona l’allarme. Il ragazzo che l’ha spinta è appena salito che le porte si richiudono lasciando Valeria sulla piattaforma. Spero che qualcuno ti spacchi quella faccia da cretino che hai !
Il convoglio riparte.
Il tunnel inghiotte le tonnellate di lamiera e carne umana.
…mamma, stai calma. Te l’ho già detto che sto bene e che sto provando a chiamarvi da stamattina …le linee erano intasate. No, non si sa nemmeno quante bombe hanno messo… è normale che tutto sia in tilt… mamma, ho perso il treno per un pelo, capisci? … un tizio, mi ha spinto…