Esistono luoghi dell’anima dove albergano le nostre pulsioni primordiali. Esistono pensieri inconfessabili, desideri riprovevoli e voglie represse. Se l’essere umano è fatto di razionalità, essa ha anche la funzione di ricacciare nell’intimo quanto di animale si nasconde nell’uomo, e tuttavia quella frazione inconfessata e inconfessabile attende acquattata l’attimo opportuno per riaffacciarsi nei gesti quotidiani, nella vita familiare. Assume, inconsapevole, la funzione di perturbatrice della convenzione e del quieto vivere, di macchia sulla superficie candida del banale scorrere della vita.
Questo il messaggio immediato di questo libro di racconti dal titolo paradossale e azzeccato, che mostra la sua prima “cattiveria” in copertina: un Cupido precipitato al suolo, trafitto alle spalle da una delle sue stesse frecce.
Ad animare le pagine dei racconti di Ricci è il costante conflitto tra razionalità e istinto. Teatro perfetto di questo scontro è la famiglia, una famiglia paradigmatica e apparentemente anonima, slegata da un contesto territoriale preciso, presumibilmente borghese. Secondo uno stile che lo scrittore va consolidando, una famiglia dove i nomi propri dei componenti-personaggi appaiono del tutto superflui. Già ne Il piede del letto, del resto, Ricci aveva optato per questa soluzione narrativa, e non è un caso che tre dei ventuno racconti che compongono la raccolta, provengano proprio da quel libro.
Di nuovo, in questa nuova pubblicazione, Ricci introduce una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e una rinnovata convinzione che la narrazione contemporanea debba essere sviluppata secondo i canoni di un’aderenza al reale parallela all’esposizione di processi interiori non consolatori. Nella vita dei personaggi di Ricci la depravazione, il cinismo, l’egoismo, il desiderio di autocompiacimento appaiono una legittima conseguenza dell’esistere. La sfera emotiva raccontata è comprensiva di pulsioni riconoscibili e note. L’identificazione del lettore con i personaggi, nel lettore, è immediata; il transfert inevitabile.
La scrittura di Ricci, peraltro assai godibile, si connota per un alto potenziale di persuasione. Palesa ciò che il borghese benpensante si cura di celare sotto potenti sovrastrutture culturali e morali perbeniste. Gli sconfinamenti, circoscritti ma convincenti, non fanno che rafforzare la tendenza anticonvenzionale e conferire maggiore energia narrativa.
Un libro da sconsigliare a chi non ama rimettere in discussione convinzioni e valori morali. Ventuno racconti a tratti terapeutici e pericolosi.
Luca Ricci – L’amore e altre forme d’odio, 2006. pp. 142, Arcipelago Italiani, EINAUDI ISBN 8806182382 11