di Adriana Iacono
Quattro, di più, cinque stelle extralusso.
L’albergo prospiciente il mediterraneo blu, sporge pericolosamente sulle azzurre argille del mare africano. Canale di Sicilia, costa meridionale, ultima frontiera d’Europa.
A destra un’enorme baia di finissima sabbia dorata bordata da un boschetto di pini marittimi ampiamente corroso da una lunga schiera di seconde case. A sinistra risaltano le ciminiere della centrale elettrica, alte, slanciate, eleganti nelle loro inconfondibili striature rosse e grigio. Si ergono sul fitto intreccio di tubi e acciaio caratterizzando il paesaggio con quel tocco di fervida attività umana che non si ferma davanti a niente e ostinata produce senza sosta. Le torri svettanti fumano orgogliose della loro produttività 365 giorni all’anno e d’estate guardano sprezzanti i bagnanti sudaticci che ammollano le trippe sul bagnasciuga.
Non lontano dall’albergo quattro, di più, cinque stelle extralusso, una strada, anzi un viadotto che si interrompe bruscamente nel nulla. Alto però, molto alto – che saranno pilastri di cemento di almeno cinquanta metri – e lungo poi, molto lungo – che sarà una lingua d’asfalto di almeno trecento metri – sospeso sul vuoto. Il viadotto abbandonato cerca di colmare la sua solitudine guardando languidamente un buco scavato nella meravigliosa scogliera di marna bianca prospiciente il mare con il quale aspirerebbe a congiungersi carnalmente, cementiziamente, surrettiziamente o come diavolo si congiungono i viadotti con le corrispettive gallerie.
Ma ahimé, il loro, ormai è risaputo, è un amore destinato a rimanere platonico, anche se qualche orgasmo sicuramente l’avranno provocato a coloro che si sono prodotti in questa dispendiosa opera di innegabile pubblica utilità: “il viadotto sospeso nel nulla e la galleria che si apre nel vuoto della meravigliosa scogliera di marna bianca”. E se non capite la necessità di realizzare un progetto così ardito, beh, allora non siete stati baciati dalla genialità illuminata dei nostri amministratori.
In questo contesto di naturale bellezza e strabilianti meraviglie prodotte dall’uomo l’hotel risalta in tutta la sua imponenza, grandioso, enorme sul costone di roccia esposto al mare.
Nei giorni più limpidi, quando il cielo è terso e l’orizzonte è netto, è possibile vederlo finanche dall’Africa. Proprio così!
E già si è sparsa la voce tra gli africani perché in tanti ormai hanno visto questo favoloso hotel che svetta sul mare come una nave immensa. Pare che non sia solo un miraggio, no, perché adesso sono in centinaia, anzi migliaia, ad averlo visto; chi di giorno, chi di notte illuminato a festa, chi dice che è tutto ricoperto d’oro, chi invece giura di avere visto il bagliore delle pietre preziose di cui è tempestato riflesse sul mare al tramonto. E poi il nome, Hotel Africa si chiama, praticamente un invito.
Così, con l’inizio della bella stagione, seguendo i riflessi sul mare, orde di turisti si avventurano ogni giorno verso questi lidi sognando di approdare al favoloso hotel di cui si vagheggia in tutto il continente nero. Vengono da ogni dove. Pare che in tutta l’Africa non si parli d’altro, affrontano crociere dispendiose e sovraffollate, alcuni addirittura mettono a repentaglio la loro vita perché, come promettono gli opuscoli degli operatori turistici, un soggiorno all’hotel ripaga di tutte le peripezie affrontate.
Gli ignari viaggiatori sborsano, sborsano eccome! Anche cifre esorbitanti per un tutto compreso che include crociere in carrette insicure, con la possibilità di salvataggio in extremis come servizio optional e almeno due settimane in tutto comfort nell’agognata meta.
Tutto questo include il pacchetto e altro ancora.
Per venire incontro alle pressanti richieste si è sviluppato un regolare servizio navetta da costa a costa decisamente ben organizzato anche se poco affidabile dal punto di vista della sicurezza.
In effetti, le imbarcazioni non sono proprio quello che si dice un fior di cantiere e anche se di vario assortimento, natanti, scialuppe, gommoni, pescherecci, e quant’altro, hanno tutti la fastidiosa caratteristica di cominciare a imbarcare acqua a due miglia dalla costa.
Gli armatori comunque sono determinati: “Se volete l’hotel Africa dovete essere disposti a tutto, sennò passate il turno”, è il monito che lanciano ai clienti, i quali dal canto loro fanno di tutto per dimostrare di essere all’altezza.
Per questo si sottopongono ad ogni tipo di prova di resistenza, proprio come fanno i nostri vip nelle isole esotiche dei reality show e così, insomma, si sentono un po’ vip anche loro.
Le prove sono varie e di diverso grado di difficoltà: alcuni vengono gentilmente invitati ad affrontare l’ultimo tratto di mare a nuoto, e in questo caso il fatto di saper nuotare indubbiamente aiuta. Altri vengono schiantati con barca e tutto sulle scogliere ad affrontare le ire dei villeggianti locali a cui il fracasso ha interrotto il sonno. Altri, poco previdenti, approdano su spiagge a pagamento privi di spiccioli e non possono pagare il biglietto d’ingresso al lido con ombrellone e sdraio inclusi.
Non tutti ce la fanno, è naturale. Vuoi per la mancanza di compagni di viaggio più o meno vivi disposti a fare da coperta umana per sopravvivere al freddo della traversata notturna. Vuoi perché nella corsa dell’ultima’ora hanno dimenticato il manuale di “nuoto in stile libero per quarant’otto ore fino all’isola più vicina, ma a rana fino al continente”. Vuoi perché non hanno pagato il servizio di salvataggio optional o il biglietto d’ingresso al lido inclusivo di ombrellone. Sta di fatto che non tutti arrivano alla meta.
La cosa però non dispiace agli operatori del mercato anzi, come sanno bene i nostri famosi costretti a spalare cacca sulle isole dei caraibi o a mungere vacche rinsecchite nelle fattorie del Sahara, la selezione fa parte del gioco. Inoltre è risaputo che tutti gli alberghi lavorano in overbooking, accettano prenotazioni superiori all’effettiva possibilità di alloggiamento e in questo modo quindi il flusso turistico si autoregola in base alla disponibilità dell’offerta.
Fino ad ora le cose sono andate bene; il mercato è in crescita e pare che nessuno si sia lagnato del fatto che l’hotel in realtà sia una bufala perché incompleto da oltre vent’anni. Già – dettaglio trascurabile per carità – ma quello che si vede dalla costa Africana è solo la carcassa vuota – ben rifinita indubbiamente – di un albergo mai completato e mai entrato in funzione.
E se pensate che sia assurdo concepire un’impresa del genere: “il grande albergo quattro di più cinquestelle extralusso sospeso su un tratto di costa meravigliosa massacrata da seconde case a schiera ciminiere e opere stradali incompiute che resterà per sempre inattivo” beh, allora non siete stati baciati dalla genialità illuminata dei nostri imprenditori.
Comunque, come è costume nell’industria turistica, in mancanza di disponibilità immediata i clienti vengono riprotetti in strutture alberghiere analoghe e di pari categoria, cioè quattro, anzi di più, cinque stelle extralusso.
L’unico difetto di queste strutture è un servizio di accoglienza piuttosto scadente. Il fatto che nessuno dei turisti sia provvisto di passaporto e che il personale addetto al ricevimento scarseggi in buone maniere, certo, complica un tantino le cose. Così finisce che per il check-in di una persona ci vogliono anche dieci, quindici giorni e pure se i turisti africani sono conosciuti per la pazienza e lo spirito di adattamento, succede che a quel punto per molti di loro la vacanza è finita e mugugnando a denti stretti sono costretti a ritornare a casa.
Il rientro almeno è previsto in comodi charter almeno fino al primo aeroporto disponibile, poi si tratta solo di attraversare il deserto a piedi senza scorte alimentari ma alle prove di sopravvivenza, i turisti africani, come i nostri famosi, ormai sono ben abituati. A casa ritroveranno i familiari delusi, se nel frattempo non sono stati sterminati da una guerra o un’epidemia, ai quali faranno una promessa: vedrete che l’anno prossimo ci andiamo tutti all’Hotel Africa.
E arrivederci alla prossima bella stagione.