di Grazia Maria Scardaci
Molti autori siciliani, purtroppo poco noti, intrattengono con il pubblico una vicendevole e talvolta mesta contestazione; la mia contestazione, benevola, muove dal copione Giufà e Gesù di Giuseppe Bonaviri e cresce, maturando e mutando nei giorni, nei sorsi di lettura mandati giù come acqua fresca durante la calura estiva, nel rapporto qualitativo e sostanziale che si sostituisce alla percezione dell’aver “capito” con la certezza del comprendere davvero dopo una lunga meditazione.
Giuseppe Bonaviri sognante e talvolta delirante unisce, in seno al contesto del copione citato, un agglomerato di personaggi incompatibili per tempo e situazione e tesse una favola che diviene, ora dopo ora, la migliore che ci hanno mai raccontato.
La poesia si sostituisce all’amicizia “strana” fra vicendevoli personaggi al limite dell’esistere – Giufà personaggio popolare e Gesù anch’esso un uomo del popolo ma che ha guidato ed illuminato l’umanità; Giufà tira la porta per favorire la madre ma è capace di sognare sotto un carrubo di un mondo leggero fatto anche dei miracoli che lui stesso ha appreso a fare, forse anche meglio di Gesù, e lui, la Nostra – religiosamente – guida, diviene uno scapigliato che deve sudarsi nel campo di grano della primavera attardata il suo cibo come dal monito che proviene dalla madre di Giufà.
Magia difficilmente traducibile per un formalismo cattolico estremamente ortodosso quale quello che ha accompagnato la cultura del nostro e del secolo trascorso, poesia della Mineo dei letterati siciliani o di gran parte di essi; angosce del presente ridiscusse con l’ausilio di uno scienziato e di un personaggio femminile che non c’è: Lulù che diviene tutti noi e nessuno davvero rappresenta.
Un Santo Graal del ridisegno sociale senza priorati ma con una forte voglia di far emergere in tutti noi la forza di amare l’altro con semplicità, con i mezzi di cui si dispone, con l’ausilio del sogno.
Bravo Bonaviri, leggerò ancora dell’altro scritto da lui: una curiosità risiede nel mio cuore quella di conoscere meglio Don Nanè, fondamentale per l’autore – credo sia il padre – che mi condurrà verso una retrospettiva doverosa di un artista di autentica sicilianità.
Risorse
Giuseppe Bonaviri, Giufà e Gesù. Fiaba teatrale in due parti e un epilogo