Dal blog alla libreria senza quasi soluzione di continuità. E’ questo il percorso dei racconti di Antonio Musotto, palermitano e orgoglioso di esserlo, viaggiatore per mestiere, osservatore per istinto. Il libro – bell’oggetto, peraltro, dalla copertina accattivante – racchiude il meglio della produzione di questo autore on line che, secondo tendenza (a confermare, ma è solo un modestissimo parere, che internet e i blog in particolare rappresentano un buona palestra per gli scrittori agli esordi) migra dalla pubblicazione virtuale a quella cartacea senza che la godibilità del testo ne risenta. Il fil rouge della raccolta è bene espresso dal titolo. “Si tratta di racconti che prendono in considerazione la chimica emotiva degli esseri viventi” dichiara l’autore nel risvolto di copertina. In realtà, le chimiche interiori non sono tanto quelle dei personaggi, quanto quelle dell’autore, che registra la realtà che lo circonda e la rielabora secondo il metro del narratore puro e duro.
Le storie che Musotto scrive nascono dal bisogno di rielaborare il mondo, di piegarlo alle esigenze dell’affabulazione realizzata attraverso gli strumenti dell’introspezione, del paradosso, della stupefazione. Ogni momento dell’esistenza diventa quindi l’elemento di una reazione chimica che, nel giusto ambiente, si sviluppa e restituisce dei personaggi e una trama.
Trentasette storie. Trentasette, come la temperatura corporea media dell’essere umano. Trentasette livelli di consapevolezza diversi e trentasette tipi di narrazione. C’è spazio per il racconto in prima persona di un collezionista di conchiglie, per il bancario soggetto a frequenti epistassi, per l’informatore scientifico che alimenta il suo odio per i pazienti delle sale d’attesa, per l’introspezione oziosa dello scrittore, per la coppia che muore d’inedia davanti alla televisione. Difficile non identificare in queste storie uno spunto autobiografico, una sofferenza realmente patita. In questo senso le storie di Musotto sono esemplari di come la scrivere sia un luogo più che un’azione. Il luogo dove trova asilo tutto ciò che non è compatibile con la banalità del vivere quotidiano.
Per liberare subito il campo da equivoci, dirò che i racconti di questo libro sono comunque quanto di meno ombelicale possa esistere. E d’altro canto Musotto ha l’indole del narratore generoso, capace di annullarsi (meglio, di rendere massimamente trasparente la propria scrittura) a tutto vantaggio del lettore. Chimiche interiori è un libro brioso e divertente, un po’ fuori dai canoni della classica raccolta d’esordio, tutto dedito al lettore. Volendo tentare un paragone rischioso (per chi lo propone e soprattutto per l’autore) si potrebbe accostare Musotto ad Ammaniti. Un Ammaniti però più introspettivo e dalla scrittura più sorvegliata.
“Non sono del tutto sicuro che il corpo e la mente umana siano macchine perfette,” ancora parole di Musotto, “chè se lo fossero non ci sarebbe motivo di raccontare.”
Buona la prima, attendiamo il prossimo.