di Mauro Mirci
A Canneto di Caronia strani incendi divampano d’improvviso e senza che nessuno riesca a spiegarne la causa. Catena, moglie di Filomeno, meccanico di auto storiche, assiste dal vivo all’incendio di un cavo elettrico in casa propria e il marito, uomo di gran senso pratico, non ci crede. “Niscisti foddi? Chi fai ddocu n’terra? E’ novità artistica?”
Miscelando fatti di cronaca (delle cui cause non è stata ancora data una spiegazione scientifica, peraltro) a una scrittura di puro intrattenimento, Valentina Gebbia riesce a scrivere una storia che scorre bene e si fa leggere in un fiat. Il racconto scorre sul doppio binario del romanzo mistery-thriller e del riferimento all’antichità classica, così a capitoli di più prosaica contemporaneità, vengono affiancati brevi inserti nei quali viene descritta la vita di Arkòs, prostituta sacra, disgustata dalla vita che è costretta a condurre. Un amore, infine, la trascinerà via dal tempio e, inoltre, aiuterà il lettore a dare una spiegazione ad alcuni degli interrogativi dei quali l’autrice ha disseminato Fuoco grande.
Protagonista della storia è Febronia, archeologa palermitana in trasferta a Canneto per una campagna di scavi. Coinvolta, suo malgrado, nel mistero degli incendi, viene “arruolata” da Manfredi, giovanissimo investigatore che decide di condurre personali indagini sulla vicenda, convinto che la cosa sia imputabile agli alieni. D’altro canto dichiara di averli visti sorgere dal mare sotto forma di globi luminosi (a qualcuno stanno tornando in mente recenti racconti di gente armata di cellulare con videocamera, per caso?). Pur senza credere nemmeno per un istante che la causa degli incendi sia imputabile agli UFO, Febronia decide di collaborare con Manfredi.
I misteri, però, si accumulano gli uni sugli altri. Mentre il borgo viene invaso da scienziati, giornalisti e forze dell’ordine, un poveraccio che viveva come un eremita viene ritrovato morto, il suo cane scompare, alcuni uomini del posto sembrano gestire strani traffici con gente di fuori, in uno degli scavi ai quali Febronia stava lavorando viene ritrovata una grande quantità di cacca (umana! Chili e chili di cacca).
Alla fine il mistero verrà svelato, anche se rimarrà ufficialmente misteriosissimo mistero. Così come nella realtà.
Apprezzabile il “cast” che la Gebbia allestisce per questo romanzo. Oltre a Febronia e Manfredi, calcano la scena il già citato Filomeno, scuro e taciturno, la superstiziosa Soccorsa, il minus habens Melchiorre, Salima, cartomante tunisina, il caso (capace di interferire nel matrimonio di Catena), i frattali, la gambizzazione di un onorevole abbastanza alternativo, un geologo fascinoso, un fidanzato assente (Inutile dire che Febronia s’invaghisce del geologo fascinoso, epperò ha il pensiero rivolto in permanenza verso il fidanzato assente, cioè, più presente per telefono che di persona), il conturbante mistero del sottosuolo, la sagra Porcelli e Porcini (idea del sindaco Pedro Spinnato; si svolge ogni anno a Caronia la prima domenica d’ottobre).
Thriller cucinato in salsa siciliana, nello specifico ragù di porcello nero dei Nebrodi. Storia con salutari picchi d’ironia e giusta dose di romanticismo e tenerezza.
Valentina Gebbia, Fuoco Grande. Dario Flaccovio editore , Palermo, 2006. Pp. 173, € 13,00. ISBN 88-7758-698-2