di Mauro Mirci
Delicatissimo, questo romanzo di Nicoletta Vallorani, una storia che pare sussurrata con garbo. Una lettura da affrontare con calma, cogliendo tutte le sfumature di una prosa semplice nel lessico e nella forma, eppure capace di disegnare con efficacia la profonda complessità dell’animo umano.
Cordelia è una bambina di otto anni. Una bambina “con problemi”, come ripete lei stessa. Un giorno, con un espediente, si sottrae alla vigilanza della donna di servizio e intraprende un personalissimo viaggio che è anche una sorta di percorso di formazione, al termine del quale si scoprirà più coraggiosa e sarà capace di tornare indietro, a ciò da cui era fuggita.
Nel romanzo della Vallorani Alice prende il nome di Cordelia e fugge di casa. Ma il mondo nel quale si trova a vagabondare non è il Paese delle Meraviglie, bensì Milano, pure se i personaggi che la popolano, molto più prosaici dei personaggi di Caroll, ne ricalcano gli stessi tratti crudeli e tragici. In più sono invisibili. Marta, la donna di servizio slava; il signor d., il barbone che occupa perennemente una panchina dei giardinetti; una donna che piange in un caffè. E ancora: un uomo inginocchiato sul marciapiede; una ragazza sulla sedia a rotelle che non riesce a districarsi tra le auto parcheggiate; un cinese che vende giocattoli; un uomo di colore che vende accendini. Tutti invisibili, al pari di Cordelia, che attraversa la città indisturbata, immersa in un’indifferenza che ripropone, a scala maggiore, quella che già la circonda in casa. Nell’indifferenza l’uomo degli accendini viene molestato e derubato da quattro giovani. Sempre nell’indifferenza il signor d. muore sulla sua panchina, e il suo corpo viene rimosso. “Sembra che non è mai esistito, che l’hanno cancellato con una gomma grande grande” dice Cordelia.
La voce di Cordelia non è altro che lo specchio delle nostre paure più intime, del desiderio, vivo in ognuno, di esistere non solo come entità biologica, ma anche come esseri capaci di lasciare memoria di sè. Esistere per gli altri vuol dire esistere anche per sé stessi, avere un’identità, un “colore”. Gli invisibili, ai quali Cordelia sente di appartenere, semplicemente non esistono agli occhi degli altri, sono oggetti privi di identità. Come tali attraversano il mondo senza lasciare traccia.
Nicoletta Vallorani riesce nel compito non facile di raccontare, con la voce di una bambina, il mondo interiore di Cordelia e il suo ambiente familiare. Nelle parole semplici ma sagge di Cordelia c’è una disamina ingenua ma implacabile dei comportamenti della madre, desiderata ma distante, incapace di dialogo perché, lei per prima, incerta del proprio ruolo e della propria identità.
Nella descrizione del loro rapporto è il filo conduttore di tutto il romanzo. Il racconto di Cordelia ci mostra una donna incapace di trasporto e spontaneità, tutta tesa nello sforzo di calarsi nel ruolo di madre quasi per soddisfare una mera convenzione. Anche lei incolore. Anche lei invisibile.
Questo romanzo è un indice puntato contro i piccoli egoismi quotidiani. Cordelia, durante il suo girovagare, non fa che additare le omissioni, i silenzi e i soprusi nei confronti dei quali gli adulti, perduta l’innocenza, sembrano essere ciechi. La voce di Cordelia ci chiede di aprire gli occhi, così che gli invisibili possano smettere di esserlo.
Cordelia, di Nicoletta Vallorani. Dario Flaccovio editore, Palermo, 2006. Pp. 159, € 13,50. ISBN 88-7758-706-7