di Mauro Mirci
Il piede nel letto è una piacevole raccolta di ventotto racconti, ed è anche il secondo libro pubblicato da Luca Ricci. Ventotto storie di vita probabile, un progetto narrativo che se fosse musicale potrebbe essere un concept album (così è scritto nella quarta di copertina). I racconti di Ricci sono frammenti di vita possibile, dove ogni personaggio, ogni situazione e ambientazione sembra volere assurgere ad archetipo di sé stesso, giustificando quindi la scelta stilistica dell’autore che, rinunciando a qualsiasi contestualizzazione storica e geografica, e rifiutando persino di dare un’identità precisa ai personaggi (che sono un Lui, una Lei, l’altro uomo, il figlio – e così via – mai identificati da un nome proprio), afferma il suo intento di narrare storie che si staccano dal realismo in senso stretto per addentrarsi in una sorta di realismo magico in chiave attuale, fatto di aspirazioni inconfessabili, di paure, di fatti che avvengono lungo quel confine indefinito che sta tra la realtà banale della vita quotidiana e la magia intangibile del mondo che ci circonda.
Così, a episodi nei quali la descrizione della vita di coppia (con intromissione o meno di figli o amanti) è acuta indagine dei meccanismi sulla quale essa si fonda, si alternano narrazioni di eventi difficilmente spiegabili se non ricomprendendo tra le componenti del racconto anche il metafisico e il magico. L’effetto è curioso, e propone intenti carveriani in salsa di riflessioni borgesiane e prosa di impronta buzzatiana.
Una cosa accomuna tutti i racconti, costituendo l’idea portante di tutto il libro: i protagonisti dei racconti di Ricci sono uomini, tutti presumibilmente sulla trentina, tutti discretamente votati all’egoismo e all’autogratificazione. Tutti vivono il loro rapporto con l’altra in funzione della ricerca di un equilibrio perduto (forse mai posseduto, in realtà) e recuperabile unicamente operando scelte al limite del paradosso. Ed ecco che scopriamo come una coppia possa raggiungere la piena felicità e soddisfazione mediante l’astinenza dai rapporti intimi e, al contempo, la pratica della promiscuità sessuale (C’è, eccome); o come un uomo possa comportarsi da buon padre di famiglia ed essere costretto a fuggire proprio per questo (L’eclisse).
Luca Ricci si comporta da buon investigatore dell’anima: indaga ogni aspetto e ogni paura dei suoi personaggi, soprattutto del suo protagonista, e descrive, analizzandoli, i loro comportamenti di fronte alle situazioni più disparate.
Anche se, in effetti, il paragone più adatto, per i racconti di questo Il piede nel letto, sarebbe forse quello con un laboratorio di biologia, piuttosto che con un’indagine, perché le narrazioni di questo libro somigliano molto ad altrettanti esperimenti, mentre Ricci, incuriosito sperimentatore, immerge esseri umani normali al limite del banale in densi brodi di coltura dalle qualità ancora sconosciute.
Come in tutti gli esperimenti, i risultati non sono sempre in linea tra di loro, ma la gran parte dei racconti è senz’altro degna di lettura e considerazione: Complicazione, Il cassonetto, L’eclisse, Ritorno di fiamma, Qualche sacrificio e Abbandono sono ottimi racconti. Più che ottimi sono tre racconti della parte centrale del libro: Tornare avanti, Ultimi fuochi e Distanza.
Luca Ricci – Il piede nel letto. 2005, Ed. Alacran, Milano. Pp. 184, € 10,00. ISBN 88-89603-04-6