di Marco Scalabrino
C’è una volta il Sahara, montagne di sabbia dal gusto di semolino, deserto che non ha mai chiesto la mano del mare. E il sole disco rosso che balbetta all’orizzonte, le carovane, i cammelli; e l’oasi, l’acqua, il profumo del tè.
E c’è Rosa, Rosa dal bel corpo rosa, Rosa coi fianchi brillanti.
E Tar, l’essere-miracolo, il figlio diletto.
E ancora Sterco, Corvo, Ofelia; e Luna-storta, un paese con il motto Liberté Egalité Fraternité inscritto nei cuori e nelle memorie e un altro alle rive dei grandi laghi.
Nato a Sfax nel 1932, Hédi Bouraoui ha compiuto gli studi universitari in Francia laureandosi in Lettere a Tolosa. Docente, è stato Decano del Collegio universitario di Stong e dal 1982 è professeur distingué all’Università York di Toronto, in Canada. Qui ha insegnato Letteratura francese e nordamericana e fondato e diretto il Dipartimento di Studi francesi.
Autore di numerosi volumi di poesia e narrativa è, altresì, critico letterario e traduttore.
Tunisino di madrelingua francese che vive nel continente americano da oltre trent’anni opera, afferma Giuseppina Igonetti,
La conoscenza combinata delle notazioni esposte ci consente di figurarci l’ambiente nel quale si dipana questo nuovo capitolo delle “mille e una notte “, ci introduce allo spirito “rivoluzionario nella penna e pacifista nelle idee ” di Hédi Bouraoui, ci proietta, benché per sommi capi, in questa allegorica avventura. E tuttavia non vengono meno gli interrogativi più pregnanti: Che vicenda è questa? Chi/cosa ne è il protagonista?
Proviamo dunque a tracciare un itinerario tra i venti capitoli di questo “racconto” in versi.
Rosa delle sabbie, le creste capricciose e le curve sensuali, e Sterco, tondo come una focaccia, stringono amicizia. Un venerdì il cammelliere lascia cadere qualche goccia di sudore e Rosa è fecondata. Sterco decifra le linee della khamsa-destino: avrai una gemma, il tuo bocciolo. Un giorno nel dubbio della luce Corvo mormora: verrà al mondo un figlio, percorrerà il miraggio dei deserti e l’eco dei mari, dovrà smantellare il fuoco delle idee preconcette, ammazzare la vipera dell’odio. Rosa mette al mondo un verbebé, svezzato con pistacchi, sorgo d’oasi e halwa di Siria. Il piccolo impara il verbo degli antenati, l’arcobaleno del sogno, il mare del progresso. In questo preciso momento il dramma: un vento violento porta via il figlio di Rosa e lo deposita lontano. La gente che lo ho visto volare da quel giorno lo chiama TAR, che nella lingua del deserto significa: se n’è volato! TAR è incuriosito: perché ogni essere vivente porta sempre un’ombra che lo segue? porta con sé la morte iscritta nel soffio del vento che respira? Come un’ape che bottina diviene facchino delle lingue, spegne la sua sete alla sorgente viva delle parlate della differenza, assimila le varianze del mondo, le loro melodie, i loro accenti. Camaleonte che possiede il globo sotto la lingua, impara per essere libero di assumere il proprio destino. Oracolo dei mutamenti, vola di terra in terra, tenta di fondare uno spazio aperto alla pioggia che benedice tutte le razze, che non altera né le debolezze né i talenti. TAR s’innamora della bionda Ofelia e la sposa. Vive un momento di felicità. Una notte si perde nel sorriso di Monna Lisa: Ofelia gelosa e rabbiosa non tarda ad insultarlo ed è il divorzio. TAR, l’emigrato secolare partito per attraversare le frontiere e trasformarsi, perde tutto tranne la sua memoria. In un inverno severo atterra ad Oasi mosaico, nel regno del Nordir. I radicati gli dicono: che vieni a fare qui? a cercare da noialtri il Vello d’oro? non sei altro che un mercante di tappeti. E TAR ribadisce: so da dove vengo, so dove vado, ho scelto di vivere e di morire nel cuore d’alfabeti sconosciuti. TAR s’innamora di Luna-storta: nel fraseggio argentato dei nuovi giorni ebbero tre figli.
Si tratta allora, come superbamente asserisce Marco Galiero nella prefazione del volume,
Tutto qui? No, di certo!
Il passaggio ” il poeta parla anche di sé ” deliberatamente sottintende dell’altro.
Un dell’altro rispetto ai contenuti ( l’amicizia, l’amore, la morte, il destino e, con precipua determinazione, l’anelito alla fratellanza e alla integrazione dei popoli e degli individui, la cui diversità – nel credo di Hédi Bouraoui ampiamente condivisibile – è piuttosto motivo di reciproco arricchimento ) pure, per simboli, compiutamente espressi.
Un dell’altro che parimenti ci intrica, visceralmente ci coinvolge.
Scopriamo cosa, ancora grazie a Marco Galiero:
E infine gli squarci rivelatori: ” L’avventura di Tar è l’avventura del Verbo-amore: il poeta narra della nascita della sua scrittura “.
Ecco si palesano, nella loro acconcia luce, le locuzioni: “lettere che si trasmutano in mano di destino, un berretto da marinaio per navigare nelle parole: parole-valigie, parole-collegamenti, parola – che – ammalia, – che – lega col filo di seta della grammatica”, e parecchie altre in cui i termini parola, lingua, scrittura, in molteplici formulazioni, scandiscono con vigore il testo.
La Parola quindi.
La Parola che diviene la lingua.
Il verbebé, il verbum bambino, che nella fiera lotta di sopravvivenza, d’un canto, trova occasione di consolidare le proprie recondite radici “per non rinnegare mai il sapore degli antenati”, d’altro canto, di crescere, di espandersi sull’esperienza acquisita allestendo non tanto “i segni di una rivincita nei confronti dell’ex colonizzatore” quanto “l’esigenza di esprimere, nelle forme e nei contenuti, un’adeguatezza ai tempi in cui viviamo, caratterizzati sempre più dalla mobilità degli uomini e delle lingue”.
La parola che, oltre la comune funzione della comunicazione, esercita l’emancipazione dei singoli “parlo la tua lingua non dovrei essere trattato alla pari? “, promuove la fratellanza tra i popoli ” non ci sono stranieri ci sono uomini e ci sono donne “, definisce il mondo (I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mondo, Ludwig Wittgenstein).
La parola-creazione che “rompe il codice del linguaggio per arricchirlo, fa nascere una scrittura transculturale”, genera la magia della poesia (Non è con le idee che si fanno i versi: è con le parole, Stéphane Mallarmé).
Un grande esempio, Rosa delle sabbie, della concreta realizzazione dei principi che Hédi Bouraoui ha posto a fondamenta della sua vita e della sua opera.
Era scritto nella mano-destino di Tar, annunciato dal Corvo/Arcangelo:
E’ nella consapevolezza onirica di Hédi:
Cappello, in chiusura, a Marco Galiero, il quale ha volto al meglio le immagini, gli esiti artistici ed estetici, la multiculturalità di Hédi Bouraoui.
Rosa delle sabbie (2004) è stampato per i tipi delle Edizioni Casta Diva, via dei Bruzi 8/5 – 00185 Roma tel. 06.44700704