di Mauro Mirci
Il genere storico sta rivivendo un periodo florido, e se Wu Ming, Manfredi e Buticchi sono forse i più noti narratori “storici” nostrani, non si può ignorare che ben nutrita è, alle loro spalle, la pattuglia di scrittori che ruba fatti e atmosfere ai libri di storia per trasformarli in convincenti e affascinanti scenari da fiction.
Andrea Moneti è tra loro.
Ingegnere elettronico aretino con la passione per il medioevo e, in generale, per la storia antica, soffre del “vizietto”: scrive.
Così ha scritto e pubblicato in poco tempo due romanzi storici. E se il primo, Eretica pravità – uscito per i tipi della Firenze Libri – mi ha sinceramente poco convinto (ma corre l’obbligo di dire che il romanzo è stato premiato in diversi concorsi), il secondo, 1527, edito da Stampa Alternativa, mi è parso molto più degno di considerazione e godibile, oltre che presentato in una veste editoriale migliore.
E’ proprio di 1527 che voglio parlare.
1527 è ambientato a Roma, durante il “sacco” dei lanzichenecchi, e il protagonista è proprio un ufficiale dei lanzichenecchi, Heinrich, soldato dall’animo tormentato e ogni giorno più nauseato dalla guerra e dal sangue. L’assalto alla Città Eterna, col suo contorno di crudeltà ed eccidi, rappresenta per Heinrich la prova estrema alla quale la sua forza d’animo viene sottoposta. Scopre così di non riuscire a sopportare oltre la vita che conduce e le sue efferatezze. Un episodio dopo l’altro il protagonista si scopre sempre più consapevole dell’esistenza di un diverso modo di vivere e della propria voglia di cambiare e fuggire. Mentre Roma viene bruciata e profanata, Heinrich riscopre in sé un’umanità che credeva perduta e lotta per porre rimedio ai suoi errori e per salvare le vite di alcune persone alle quali si è nel frattempo legato (cherchez la femme!). Al di là di questo, 1527 è soprattutto un romanzo d’avventura. Moneti ha la mano buona per le scene di azione, e sono convinto che tra le sue letture giovanili non manchino Salgari, Verne e Dumas. Ecco, credo che un accostamento a Salgari non sarebbe irriguardoso: stessa passione per l’avventura; stesso amore per la “narrazione in costume d’epoca”. Anzi, in Moneti è senz’altro maggiore l’accuratezza nella ricostruzione.
La storia si evolve secondo il classico e ben applicato schema del thriller. Moneti, in questo senso, è stato abile nel ricalcare modelli consolidati adattandoli a un contesto storico ricostruito con abilità e perizia da scenografo.
Alla passione per la ricostruzione storica e all’abilità nel resoconto dei fatti di Roma nel 1527, Moneti unisce una prosa scorrevole, facile ma non banale. Quella prosa che, assieme alle trame ben costruite, consente di leggere i libri d’un fiato.
1527, di Andrea Moneti. Ed. Stampa Alternativa, 2005. ISBN 88-7226-858-3. 297 pp., € 12,00.