di Silvia Russo
Ho fatto una controllata veloce presso il sito delle librerie Feltrinelli: le sue opere non sono più in circolo, non esistono nemmeno nel catalogo.
Negli anni Settanta si parlava di lui accostandolo a Neruda, anzi riconoscendogli una forza e un’autenticità superiori a quelle dello stesso Neruda. Ne hanno scritto in termini molto elogiativi Pasolini, Sciascia, Carlo Levi, Concetto Marchesi, che di poesia ne capivano. Adesso non se ne parla più, secondo me a torto.
Proprio stimolata da paroledisicilia mi sono trovata a rileggere alcune sue poesie di “Io faccio il poeta” e di “Il poeta in piazza”, su vecchie edizioni Feltrinelli, appunto. E mi sono commossa. Devo dire che mantengono la loro forza e concretezza, ben sostenute dal dialetto, che concretezza ne ha da vendere.
Tanto per fare qualche titolo, “Non mi lassari solu”, “Non sugnu pueta”, “U rancuri”, “Lamentu pi Turiddu Carnevali” colpiscono sempre, anche se sembra che dagli anni Settanta sia passato un secolo. E’ cambiato il contesto sociale e politico, non si parla più di operai e padroni come se ne parlava allora, alcune affermazioni potrebbero sembrare ingenue o ideologiche, eppure queste poesie sono lirica ed epica insieme, nel senso più alto. La retorica c’è, ma quel tanto che serve, giustamente, per rendere un discorso convincente.
E questo non è il solo registro di Buttitta. Straordinari sono anche i racconti di “Fatti di cronaca” in versi, con quella capacità di raccontare che hanno solo i grandi poeti e che, occorre ribadirlo?, il dialetto serve alla perfezione, come accade anche in Porta e Belli. In questo ultimo tipo di poesia sono presi di mira difetti, pregiudizi e tic dei siciliani. Anche questo ci può essere utile, sia per vedere da dove veniamo sia perché in alcuni di essi possiano riconoscerci anche adesso. Alcune poesie hanno comunque un valore di esemplarità tale, da renderli denuncie contro i pregiudizi, le mode e le manie di sempre.
Ma anche i testi più specificamente lirici mi sembrano validi, dove la lingua si fa più dolce, ricca di immagini e tenerezza. Insomma, forse sarebbe bene rimettere in circolo Buttitta.
silvia! Ho musicato U rancuri di Ignazio buttitta e vorrei fartela ascoltare, spero di registrarla a breve e mandartela via mail, a.
Per S. Russo: quello che dici di mio nonno mi sembra molto appropriato. Esiste in commercio una ampia antologia di I. Buttitta nella collana ‘La memoria’ di Sellerio, già da 10 anni, alla seconda ristampa. Ci sono le poesie di cui parli e tante altre. Esiste anche la Fondazione I. Buttitta, di cui puoi consultare il sito per conoscerne la vasta attività.
Per A. Maddalena: mi piacerebbe ascoltare il tuo ‘Rancore’. Ho già curato 3 cd di testi di Ignazio, recitati e cantati, con la sua voce e quella di vari cantori, da Rosa Balisteri a Ciccio Busacca. Per averli, contattate la Fondazione.