di Paolo Melissi
Sul numero 2 – 2005 della rivista Mesogea (diretta da Silvio Perrella, edita da Gem di Messina), arrivata pochi giorni fa, è pubblicata una lettera inedita di Lucio Piccolo ad Antonio Pizzuto. Nella lettera, in cui Piccolo si firmò Lucio il folle, si parla di lettere di Tomasi di Lampedusa da pubblicare o meno, riferimenti a Cecchi e Chesterton, cenni all’opera Plumeria, e a Lope de Vega. La lettera si conclude con un “Mi considero come un vero dilettante fuori d’ogni ufficialità – senza competizioni e presunzioni – in una parola libero”.
Un vero dilettante. Un dilettante che pubblicò, nel 1954, nove liriche in plaquette in 60 esemplari, che spedì con una lettera di accompagnamento a Eugenio Montale. Nel 1956 quel dilettante vide pubblicati Canti barocchi e altre liriche, con la prefazione di Montale. Il dilettante Piccolo, cugino e amico di Tomasi di Lampedusa, si dilettò di poesia, dunque, ma anche di filosofia ed esoterismo, astronomia, sedute spiritiche, matematica, parlando correntemente spagnolo, francese e inglese, lesse classici (dilettandosi, evidentmente) greci e latini sui testi originali, recitando a memoria i poemi omerici. Tradusse poesie di Char, Hopkins, Yeats, Cummings, Moore, Carens, e compose anche un Magnificat.
Di Lucio Piccolo Scheiwiller ha in catalogo L’esequie della luna e Canti barocchi e Gioco a nascondere. Vincenzo Consolo nel 1996 ha pubblicato Lunaria (Mondadori), apertamente ispirato a L’esequie della luna di Piccolo. Dove un Viceré spagnolo riceve l’annuncio della caduta della luna in una contrada sperduta del suo regno. Gli astronomi di corte, paralizzati dall’indecisione, non sanno dare una risposta al fenomeno. Consolo apriva il suo libro con una dedica:
“A Lucio Piccolo primo ispiratore, con l’esequie della Luna. Ai poeti lunari. Ai poeti”.